Se per la vita umana 25 e 35 anni sono età oramai ricomprese entro l’arco della giovinezza, parlando di media non si può ignorare lo stacco abissale introdotto in questo arco di tempo da informatica, internet, digitale: i compleanni hanno quindi un peso ben maggiore. Chi li celebra – nel nostro caso i media cattolici della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: il settimanale
Emmaus e
Radio Nuova in-Blu – ha avuto giovedì 3 novembre l’occasione di dimostrare quanto vigorosamente e con slancio si guardi avanti. Affidata la memoria del passato, sempre un po’ struggente, a una mostra che raccoglie documenti sui momenti salienti, i volti, i cambiamenti vissuti negli anni dai due media, un convegno ha invece offerto l’occasione per proiettarsi innanzi. Attorno al tema «I media per un nuovo umanesimo», il direttore di
Emmaus e
Radio Nuova, don Luigi Taliani, ha moderato gli interventi di Barbara Pojaghi, preside della Facoltà di Scienze della comunicazione della locale università, di Sergio Valzania, vice direttore di RadioRai e di Marco Tarquinio, direttore di
Avvenire.
Cornice dell’incontro – trasmesso in diretta, in perfetto stile multimediale, da tv locali e in streaming video sui siti internet della diocesi – l’Auditorium San Paolo generosamente messo a disposizione dal rettore dell’Università Luigi Lacchè. L’appuntamento ha raccolto un pubblico, attento e caloroso, di circa 400 persone. In apertura il vescovo diocesano Claudio Giuliodori ha sottolineato come l’umanesimo evocato nel tema dell’incontro abbia subito negli ultimi decenni grandi trasformazioni, peraltro ancora in atto, e come tra i meccanismi che incidono su di esso, vi siano i media che «modellano, impastano, costituiscono un crocevia». Da ciò l’importanza di strumenti come Radio Nuova ed Emmaus, «nati dall’esperienza di persone, di associazioni; mezzi che scaturiscono da cattolici ma non si rinchiudono entro confini circoscritti, per interagire con tutti a partire dalla realtà di fede». Strumenti che sono visibilmente cresciuti arrivando anche a offrire «concrete opportunità e speranza di futuro a numerosi giovani». Una crescita di presenza e di rilievo attestata peraltro da tutte le autorità succedutesi a portare i loro saluti. La professoressa Pojaghi ha esordito confessando la sua gratificazione di docente per essere stata intervistata da giovani che aveva avuto come allievi. Per la docente, l’irruzione di nuove forme di comunicazione non ha fatto venir meno l’esigenza di appartenenza che caratterizza universalmente l’esperienza umana, ma sono cambiate le forme di comunicazione, delle quali è necessario avere coscienza e che vanno padroneggiate. Una grave colpa dei media di fronte alle sfide umanistiche dell’oggi è la rinuncia alla descrizione della normalità: «A che serve conoscere tutti i dettagli dei delitti più efferati»? Valzania, dopo aver sottolineato la differenza tra informazione e comunicazione, ha riconosciuto che il mondo cattolico dispone di «un know- how smisurato di esperienza sociale», in grado per questo di dare un contributo decisivo alla ricostruzione dell’umano, ma «col problema di trasferirlo a gente che legge tutt’altro». Un rimedio a ciò, ha rilevato Marco Tarquinio proviene proprio dal servizio svolto da media come i due 'festeggiati' a Macerata, un’informazione che parla di – e si rivolge alle – persone che «possiamo incontrare per strada. E per questo chiede lucidità, serietà, rispetto delle regole». Dei media che – come Avvenire – producono un’informazione «legata alla realtà del territorio, che oggi si dilata alla dimensione del mondo e della Chiesa universale », per la quale è un punto d’onore «dar voce alle cose belle, alla foresta che cresce, al Paese ancora capace di resistenza, all’altra Italia di cui tutti da cristiani e da cittadini consapevoli facciamo esperienza».