UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Mai soli davanti al piccolo schermo”

La fascia protetta non è un’area in cui un genitore si può fida­re di lasciare i bambini davan­ti alla tv e non è più accettabile che le emittenti, per paura di perdere l’audience degli adulti, sottovalutino questa situazione. I rischi sono trop­po alti». A parlare è Gianni Biondi, di­rettore del Servizio di psicologia pe­diatrica dell’ospedale Bambino Ge­sù.
12 Febbraio 2010
 La fascia protetta non è un’area in cui un genitore si può fida­re di lasciare i bambini davan­ti alla tv e non è più accettabile che le emittenti, per paura di perdere l’audience degli adulti, sottovalutino questa situazione. I rischi sono trop­po alti». A parlare è Gianni Biondi, di­rettore del Servizio di psicologia pe­diatrica dell’ospedale Bambino Ge­sù. Alla presentazione del consunti­vo 2009 del Comitato tv e minori ha portato i dati di uno studio diretto sugli effetti dell’esposizione alla tv sui bambini da zero a cinque anni, arricchito da un’importante biblio­grafia internazionale.
  In quella fascia d’età trascorrere mol­to tempo davanti alla tv incide sui comportamenti dei bambini indi­pendentemente dalla qualità dei programmi. «La tv in camera, per e­sempio – afferma Biondi –, è perni­ciosa, così come lasciare i bambini a vedere cartoni, così stanno buoni. In questo modo consumano alimenti sbagliati, non giocano, non sperimentano, non accrescono i lo­ro interessi. Non è vero che la visio­ne precoce di dvd migliora la capa­cità cognitiva. Semmai è il contra­rio. Si assiste anzi a una sovrapposi­zione fra realtà e finzione. Non è ve­ro che i tanti stimoli televisivi mi­gliorano l’apprendimento. Perché ciò accada, serve che gli stimoli sia­no mediati da una persona di fidu­cia del bambino». Lo studio elenca i possibili danni causati da una simile visione della tv: riduzione dell’attività motoria; o­besità; ritardi nello sviluppo psico­motorio; alterazione dei ritmi del sonno, soprattutto quello pomeri­diano; ritardi nel linguaggio; pro­blemi di attenzione; scarsa predi­sposizione al gioco; difficoltà nella lettura; difficoltà nell’apprendimen­to della matematica; insicurezza; si­tuazioni di violenza inelaborata; for­me di passività e videodipendenza, che col crescere del bambino si tra­sferisce dai dvd, dalla tv a internet.
  Situazioni che per certi versi si so­vrappongono all’ennesima denun­cia del Censis sulla rappresentazio­ne della donna nei media. Una re­centissima indagine presentata da Elisa Manna evidenzia come l’im­magine della donna intesa come gio­cattolo sessuale sia alla base, verifi­cata, di tante perversioni e devian­ze sessuali fra gli adolescenti, «che nelle trasmissioni, persino nei tg, vengono banalizzate, normalizzate, con danni, disorientamenti e gravi conseguenze » . L’aumento, per e­sempio, dei casi di prostituzione pre­coce e precocissima, citato da Man­na, è stato confermato « per espe­rienza diretta» da Biondi. 
 

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