UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Messa e incontro con Mons. Gallese

I giornalisti della diocesi di Alessandria sono stati invitati a festeggiare la ricorrenza di San Francesco di Sales, loro patrono, in cattedrale, venerdì 23 gennaio alle ore 18. Dopo una concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo diocesano, S.E. Mons. Guido Gallese, è previsto un incontro col Vescovo nella sala capitolare. Don Fabrizio Casazza, Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e Consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, ha diffuso per l'occasione il messaggio seguente...
19 Gennaio 2015

I giornalisti della diocesi di Alessandria sono stati invitati a festeggiare la ricorrenza di San Francesco di Sales, loro patrono, in cattedrale, venerdì 23 gennaio alle ore 18. Dopo una concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo diocesano, S.E. Mons. Guido Gallese, è previsto un incontro col Vescovo nella sala capitolare. Don Fabrizio Casazza, Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e Consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, ha diffuso per l'occasione il messaggio seguente.

 Il 27 aprile dello scorso anno fu canonizzato Giovanni XXIII, il Pontefice universalmente ricordato come “Papa buono”: pochi sanno che tale fortunato appellativo gli viene attribuito nel 1963 da uno striscione popolare in occasione di una visita a una parrocchia di borgata, San Tarcisio, in quella città, Roma, di cui era Vescovo, orgogliosamente Vescovo. Quasi un presagio di quell’insistente richiamo del Papa «preso alla fine del mondo» a una «Chiesa in uscita verso le periferie esistenziali».
Pochi mesi prima della morte, ricevendo i giornalisti in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales, il Pontefice bergamasco, nel definire «esaltante e delicata» la missione affidata alla stampa, ne delineava l’essenza come «alto servizio alla verità». Alto servizio alla verità! L’operatore della comunicazione – proseguiva – deve averne «sacra riverenza; tema di offenderla, di offuscarla, di tradirla. Si imponga la disciplina del silenzio, della moderazione, della pazienza. La verità desidera solo di venire annunciata nella sua interezza. Ma ahimè, quanto spesso il battersi di contrastanti interessi e la bramosia di sopraffare l’avversario, fanno riporre fiducia in altri mezzi, a scapito della verità». Del resto, l’articolo 2 della legge professionale (69/1963) non sancisce solennemente che è obbligo inderogabile dei giornalisti «il rispetto della verità sostanziale dei fatti»?
Eppure, nel clima generale di quella che Benedetto XVI definiva la «dittatura del relativismo», il richiamo alla verità viene talvolta interpretato come fonte d’intolleranza. Quanti hanno affermato, commentando i tragici fatti di Parigi, che le religioni, in particolare quelle monoteistiche, ritenendosi depositarie della verità, producono violenza e morte! Parlando coi media sull’aereo che lo trasportava nelle Filippine, con forza papa Francesco ha ribadito che, al contrario, la libertà d’espressione deve andare a braccetto con la libertà religiosa.
Il servizio alla verità evocato da san Giovanni XXIII e dalle Carte deontologiche trova nel rispetto della dignità della persona umana, in tutte le sue dimensioni – compresa quella spirituale –, la sua finalità e il suo punto di verifica. Un’informazione che tradisca questi riferimenti finirebbe per tradire il senso profondo della professione. Il giornalista cattolico, inoltre, sa di poter contare nel suo lavoro su quello «Spirito della verità» (Gv 16,12) che guida a tutta la verità dando gloria al Signore.
In ogni caso, per credenti e non credenti, se manca la passione per la verità, il giornalista si riduce a stridulo megafono dei potenti. Decisamente meglio essere servitori della verità. E solo di essa.

Fabrizio Casazza
Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali
Consulente ecclesiastico piemontese
dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana