UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Messa in TV, idee dietro le quinte

Ad Assisi, nel corso di un seminario per animatori liturgici, don Antonio Ammirati, aiutante di studio di questo Ufficio e da anni regista delle messe in tv trasmesse ogni settimana dalla Rai, ha insistito sulla cura competente che occorre avere per ogni celebrazione.
17 Novembre 2010
La “prima” risale alla notte di Natale del 1954; da allora, ogni domenica la Rai trasmette la celebrazione della Messa da una località diversa del Paese, con una diretta oggi seguita da circa 3 milioni di persone, a cui si aggiungono le comunità di emigrati nel mondo. Pur non essendo equiparabile a quella che si svolge in chiesa,  rappresenta una forma di aiuto nella preghiera, soprattutto per chi è malato o impossibilitato a prendervi parte.
“Ogni liturgia è unica, in tutti i sensi: nonostante prove e scalette, le variabili e gli imprevisti sono continui, dal sacerdote che inciampa nel tappeto al contestatore che entra in chiesa gridando, fino al fedele che si distrae e sbadiglia… Persino gli errori passano, però, in secondo piano se la comunità prega, partecipa e offre una testimonianza di fede”.
A parlare della Messa in tivù è don Antonio Ammirati, il prete-regista che da anni svolge questo servizio a nome e per conto dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Ad ascoltarlo, sabato 13 novembre nel Sacro Convento di Assisi, sono un’ottantina di animatori liturgico-musicali, che hanno aderito al secondo incontro nazionale promosso da p. Giuseppe Magrino dei Frati Minori Conventuali, direttore della Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco.
“Dell’arte celebrativa fanno parte anche i criteri con i quali vengono scelti i canti – ha spiegato don Ammirati – che non possono prescindere dalla verità dei contenuti, dalla pertinenza al momento che si sta celebrando, dalla qualità dell’espressione linguistica e della composizione musicale”.
E se nessun repertorio può considerarsi esaustivo  – ha aggiunto, presentando quello nazionale, curato dalla Conferenza Episcopale Italiana – la massima attenzione va posta per assicurare un’integrazione corretta del canto nel vivo della liturgia, ricordando che non si è chiamati a organizzare un concerto, ma a servire e animare una comunità, anche valorizzandone il patrimonio.
Proprio la Messa in televisione ha consentito negli anni di far conoscere i tesori artistici e culturali di migliaia di comunità, spesso sconosciuti pure a chi la frequenta. A questo contribuisce la breve scheda di presentazione, che precede la diretta della celebrazione e che viene confezionata dal sacerdote regista.
Nell’intervento di don Ammirati non sono mancati aneddoti, relativi per lo più al back stage della trasmissione; l’ilarità con cui sono stati accolti ha favorito il passaggio del messaggio di fondo: ogni celebrazione va preparata con competenza e cura. E non solo quando c’è in ballo la televisione…