Avvenire? «Un dono che nella Chiesa necessita di essere sempre più compreso, valorizzato e utilizzato». Le parole sono del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, diocesi che ha festeggiato ieri l’annuale Giornata di promozione del quotidiano cattolico e del dorso diocesano Milano Sette.
Un «dono» che però, avverte il cardinale, «pare tenuto in maggiore considerazione all’esterno della comunità ecclesiale: dagli altri strumenti di comunicazione, dall’opinione pubblica, da chi a diverso titolo è in qualche modo infastidito dalle valutazioni e dalle proposte della Chiesa, che proprio attraverso
Avvenire trova efficace possibilità di espressione».
Da qui l’invito dell’arcivescovo: «Amiamo ancora di più Avvenire! Sarebbe paradossale che il giornale fosse poco conosciuto e letto tra chi crede e osteggiato e comunque considerato da chi non crede. Dico poi che la responsabilità di far conoscere, amare e diffondere Avvenire è certamente anche dei sacerdoti. È vero che questo compito può sembrare secondario, opzionale, marginale rispetto alle tante incombenze e attenzioni del prete. Mi domando però – insiste Tettamanzi – se per il prete non sia altrettanto importante curare che sia alta la comprensione del momento in cui viviamo, si mantenga limpido e puntuale il discernimento sui segni dei tempi che attraversiamo, sia mostrata la possibilità di fecondare con il seme del Vangelo i solchi che la storia traccia quotidianamente nella terra abitata dall’uomo, venga testimoniata – oso dire 'documentata' – l’azione instancabile dello Spirito». Sta qui la finalità della Giornata. Ed è questo il senso indicato dall’arcivescovo che accredita Avvenire – quotidiano voluto da Paolo VI per dare ai cattolici un’autorevole voce «nazionale» che fino al 1968 non avevano – del compito di «testimoniare la vivacità e la giovinezza della Chiesa». Mentre indica, ancora, l’importanza del giornale per i sacerdoti che, utilizzandolo, conoscono «la vita della Chiesa, il magistero del Papa, gli interventi dei vescovi. È possibile, per un prete – si chiede ancora il cardinale Tettamanzi –, conoscere la presenza e l’azione della Chiesa nel mondo e nella storia basandosi solo sulla propria esperienza o limitandosi a quanto gli altri media raccontano?».
Nel suo messaggio, l’arcivescovo di Milano cita anche l’attenzione che il quotidiano mostra, a differenza di molti altri media, per «i problemi delle zone del mondo più povere e dimenticate, Paesi dove la povertà uccide, la guerra semina distruzione, i cristiani sono perseguitati e uccisi ». Ma Avvenire non è solo informazione. Diventa infatti occasione di «'formazione permanente' teologica, spirituale e culturale».
Il supplemento domenicale Milano Sette poi, «aiuta il prete e le comunità a conoscere obiettivi, tappe, modi e stile della vita della propria Chiesa». Per aiutare la diffusione di questo strumento, Tettamanzi evidenzia il ruolo degli animatori della 'Buona Stampa': «Sia il prete per primo ad individuare e sostenere questo carisma laicale, quale forma di volontariato culturale, anzi di carità pastorale» speso anche per un giornale che, conclude Tettamanzi, «prego perché sia sempre più amato e letto dai preti, e, al tempo stesso, capace di farsi amare e leggere dai fedeli laici e da chi ancora non crede». Prosegue intanto, il lavoro di promozione della diocesi ambrosiana: delle 1.104 parrocchie che compongono la Chiesa locale, ben 731 hanno danto ieri risalto alla Giornata con una diffusione di ben 30mila copie. Inoltre, 687 parrocchie estenderanno la Giornata alle restanti cinque domeniche di Avvento per ognuna delle quali offriranno ai lettori 26mila copie del giornale.