Sei domeniche, come quelle dell’Avvento ambrosiano: l’iniziativa della diocesi di Milano insieme ad
Avvenire le ha coperte tutte con la diffusione ogni domenica in 690 parrocchie di un gran numero di copie del quotidiano con l’inserto diocesano
Milano Sette. A iniziativa conclusa, il bilancio di don Davide Milani, Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, 'motore' del progetto, è più che positivo.
L’iniziativa di Avvento ha replicato quella che debuttò in Quaresima, ma con numeri molto più significativi. A cosa si deve? «Anzitutto alla buona riuscita della prima proposta. Ci ha aiutato anche l’intuizione di far evolvere la tradizionale 'Giornata del quotidiano', celebrata la prima domenica di Avvento, in un 'Tempo del quotidiano'. Alle parrocchie abbiamo proposto di acquistare un numero consistente di copie, non solo per una domenica ma per l’intero Avvento. Ed è stato un successo: poco meno di 30 mila copie per ognuna delle sei domeniche. Stiamo diffondendo l’idea che
Milano Sette è anche strumento utile per sostenere l’azione dei sacerdoti, degli operatori pastorali e dei fedeli più preparati».
Che segnali raccoglie nelle comunità rispetto al radicamento di Avvenire e Milano Sette? «La quantità di iniziative che le parrocchie ci segnalano è – insieme alla diffusione del giornale – il primo indicatore. Così come è motivo di soddisfazione constatare come le notizie diocesane – per il fatto di essere pubblicate sul dorso domenicale allegato ad
Avvenire – acquistino il sigillo dell’ufficialità: 'Era su
Milano Sette', sento dire sempre più spesso da chi vuole sottolineare l’effettivo verificarsi di un appuntamento. A volte, quando una notizia è imprecisa, ciò è anche causa di qualche inevitabile inconveniente...».
Una pagina diocesana periodica con Avvenire può aiutare la comunicazione di una diocesi con la gente? «Ci sta aiutando molto poter disporre di questo strumento che gode dell’autorevolezza di
Avvenire e – insieme – del nome della diocesi. L’esigenza di programmare un settimanale aiuta a coordinare la comunicazione di una realtà complessa quale la diocesi di Milano. Per noi la riunione di redazione del lunedì pomeriggio con la quale organizziamo
Milano Sette diviene il momento in cui programmare contenuti e scadenze di tutta la comunicazione diocesana, che si concretizza anche attraverso il sito
www.chiesadimilano.it,
Radio Marconi, il bisettimanale televisivo
La Chiesa nella Città in onda su
Telenova, il mensile
Il Segno. Decisivo è anche mostrare a tutta la diocesi l’esemplarità delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti. Ci diamo il compito di raccontare la vivacità della Chiesa locale, le iniziative e le riflessioni sulle questioni che riguardano la vita ecclesiale, i fenomeni sociopolitici che interessano il territorio...».
Come va costruito il rapporto con le parrocchie, perché la stampa cattolica venga compresa come strumento utile per tutta la pastorale?
«È fondamentale il ruolo dei sacerdoti per diffondere quella che a Milano viene definita 'Buona Stampa'. Ma l’esperienza ci dice che il canale vincente è il coinvolgimento attivo dei laici: tanti di loro nella nostra diocesi fanno i volontari della 'Buona Stampa' e, oggi, i
Portaparola. Ancor più importante è il valore della stessa stampa cattolica: deve saper fare cultura. Sempre e rigorosamente con linguaggio giornalistico, ma a misura della vita quotidiana della gente, delle loro gioie, delle fatiche, delle speranze. Per mostrare il grande dono rappresentato dalla comunità cristiana e suggerire le vie per incontrarne il centro: Gesù Cristo, il Salvatore, che nel mistero del Natale diviene Buona Notizia per l’umanità».