Le straordinarie trasformazioni della comunicazione non modificano solo l’habitat mediatico ma l’intera cultura, il complesso mondo delle relazioni interpersonali, i modi di pensare e di agire. In questo nuovo continente digitale la riconoscibilità di testimoni cristiani capaci di offrire un’impronta umanistica e di declinare la questione antropologica appare insostituibile. È anche attorno a questi temi che, dopo il convegno nazionale «Testimoni digitali» di aprile, è utile fare riflessioni. Soprattutto quando la platea è costituita da ragazzi. Il convegno e il nuovo libro scritto dal giornalista Vincenzo Grienti, Chiesa e Internet. Messaggio evangelico e cultura digitale, sono stati i temi di una serata svoltasi nel Collegio universitario Paolo VI di Milano. Un appuntamento servito a incontrare i giovani, a presentare l’importanza del messaggio evangelico a contatto con il Web 2.0, ovvero l’evoluzione di Internet che, da spazio di consultazione e conversazione, diviene luogo di interazione grazie soprattutto ai social network.
Come ha spiegato don Ivan Maffeis, vice direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, «la Chiesa non vuole issare la sua bandiera confessionale nel continente digitale ma proseguire a coltivare la sua natura di pellegrina nella storia, anche nel Web. Con un solo scopo: incontrare l’uomo». Don Maffeis ha quindi ricordato la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ricorre domenica 16.
All’appuntamento milanese, oltre all’autore del volume, sono intervenuti anche monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media nello stesso ateneo. Lanza ha invitato i giovani a fare attenzione ai rischi di questo nuovo processo globale. La tecnologia, ha specificato, accentua cambiamenti non sempre positivi, e uno dei rischi maggiori resta la spersonalizzazione.
Vincenzo Grienti, che lavora all’Ufficio comunicazioni sociali della Cei ed è anche firma di Avvenire, ha parlato della sua recente fatica editoriale che ricostruisce gli ultimi dieci anni del rapporto tra Chiesa e Internet anche attraverso i documenti del magistero, i grandi convegni, i messaggi per le Giornate mondiali delle comunicazioni. Una parte del volume è dedicata alle indagini e ai sondaggi che investono l’esperienza ecclesiale in Internet. L’autore dà spazio alle teorie di esperti e studiosi sul fenomeno Internet, fino ad arrivare alle conclusioni, definendo quella «logica del cristianesimo che è incarnarsi nella cultura del tempo per elaborare un discernimento sereno senza farsi trasformare dalla Rete». Bisogni, domande, urgenze dei giovani di oggi alle prese con il digitale hanno trovato spazio nelle parole di Chiara Giaccardi, che ha riproposto la ricerca condotta in Cattolica sul tema e presentata al convegno «Testimoni digitali». Troppa autoreferenzialità tra i ragazzi nei social network, ha ammonito l’esperta, «un ambiente in cui esiste quasi sempre la sola dimensione orizzontale, senza modelli, senza ciò che ci può interpellare, scuotere e permetterci il vero incontro con l’altro». Ma la Rete, secondo la docente, «è un territorio favorevole all’ascolto della parola: perché è fatto di parole; e la parola è un bisogno. Una parola di vita e di speranza può far lievitare l’ambiente, trasformarlo dall’interno, in vista di un incontro nella concretezza dell’esistenza ».
di Vito Salinaro