UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Milano: Scola invita i giovani ad “essere il presente”

Cari giovani, al bando la rasse­gnazione: «Se non siete il pre­sente, non sarete il futuro», scandisce il cardinale Angelo Scola. Certo: «È la prima volta che le nuove generazioni sono messe peggio di quelle precedenti». Ed entrare nel mondo del lavoro è sempre più diffi­cile. «Ma gli anni dell’euforia della 'Mi­lano da bere' ci hanno fatto dimenti­care che il primo motivo per cui u­na persona lavora è sostentarsi e so­stentare la propria famiglia. Non è l’autorealizzazio­ne, che può venire o non venire. Il pri­mo motivo è l’e­sperienza elemen­tare della dimensione di socialità che è contenuta nel lavoro, il quale dev’es­sere così dignitoso da trasformare il bisogno nel desiderio, perché la ca­ratteristica dell’uomo – spiega l’arci­vescovo riprendendo una riflessione a lui cara – non è la pura risposta al bi­sogno, ma la dilatazione del bisogno nel desiderio».
28 Gennaio 2013
Cari giovani, al bando la rasse­gnazione: «Se non siete il pre­sente, non sarete il futuro», scandisce il cardinale Angelo Scola. Certo: «È la prima volta che le nuove generazioni sono messe peggio di quelle precedenti». Ed entrare nel mondo del lavoro è sempre più diffi­cile. «Ma gli anni dell’euforia della 'Mi­lano da bere' ci hanno fatto dimenti­care che il primo motivo per cui u­na persona lavora è sostentarsi e so­stentare la propria famiglia. Non è l’autorealizzazio­ne, che può venire o non venire. Il pri­mo motivo è l’e­sperienza elemen­tare della dimensione di socialità che è contenuta nel lavoro, il quale dev’es­sere così dignitoso da trasformare il bisogno nel desiderio, perché la ca­ratteristica dell’uomo – spiega l’arci­vescovo riprendendo una riflessione a lui cara – non è la pura risposta al bi­sogno, ma la dilatazione del bisogno nel desiderio».
Istituto dei Ciechi, via Vivaio. È gremi­ta, Sala Barozzi. Più di trecento i gior­nalisti che per la festa del loro patro­no, san Francesco di Sales, hanno ac­colto l’invito della diocesi a parteci­pare al «dialogo» con Scola sul tema Nuove generazioni, comunicazione, fu­turo.
Al tavolo dei relatori, con l’arci­vescovo, il direttore del Tg de La7, En­rico Mentana, e il responsabile del­l’Ufficio diocesano comunicazioni so­ciali, don Davide Milani. Ad aprire l’in­contro il demografo della Cattolica A­lessandro Rosina cui spetta di presen­tare i dati del Rapporto giovani dell’I­stituto Toniolo sul tema giovani-co­municazione (si veda sotto), che di­cono come i nostri figli abbiano gran­de familiarità con i new e i social me­dia, ma anche di­stanza critica e di­sincanto.
«La franchezza con cui i giovani si esprimono nella rete è un segno di li­bertà – commenta Scola –. E in una fa­se storica di transizione come la no­stra, la libertà resta la questione nu­mero uno. Nell’approdo alla postmo­dernità, è stata ridotta a pura libertà di scelta, sganciata da ogni principio di bene e male. E le libertà tanto concla­mate sono assai spesso poco realizza­te ». I giovani, con la loro «sete di sen­so », la loro «sana inquietudine», sono una «grande risorsa» per rinnovare «la stanca Europa». Ma c’è bisogno di a­dulti consapevoli della loro responsa­bilità educativa. «I valori? Sono effet­tivi se ne faccio esperienza. Nella realtà. Altrimenti restano parole mor­te che il potere di turno strumentaliz­za ». Ed ecco Scola citare il filosofo Gil­les Deleuze: «Educa non chi dice fa’ così, ma chi dice fa’ con me così ». In questo scenario l’associazionismo gio­vanile («nei partiti s’è perso, nella Chie­sa è ancora vivo») ha un ruolo decisi­vo. Se «non ideologico», capace di strutturare «reti di solidarietà», di «as­sumere il tema del senso», può aiuta­re i giovani «ad ap­propriarsi del loro futuro».
Il primo passo? Es­sere «il presente».
In una «società plurale, dove si confrontano mondovisioni diverse» ed è sempre più urgente «l’ascolto di fecondazione». Ma come rifondare la speranza in una realtà dove crescono drammaticamente i Neet ( not in edu­cation, employment or training : i gio­vani che né studiano né lavorano)? «La speranza nasce da un’esperienza di gioia. Il volto dell’altro è la sua via – ri­sponde Scola invitando i giovani a sco­prire il pensiero di Emmanuel Lévinas –. Lo spazio dato all’altro – a partire dall’Altro, con la maiuscola – è l’origi­a ne della speranza».
Il dialogo con Mentana e i giornalisti tocca via via altre questioni. Come la sfida che interpella e provoca il mon­do dell’informazione: «Rendere la realtà così com’è, in modo da lasciar­si interpellare e riproporla nella sua verità – chiede Scola –. Bisogna avere la sagacia di tendere al vero e non fer­marsi al verosimile». Interrogato da un tweet, l’arcivescovo riconosce «la difficoltà dei cristiani a far emergere la bellezza e la verità dell’incontro con Cristo». Ciò acca­de quando «le co­munità cristiane si chiamano fuori dalla realtà». Per­ciò è stato impor­tante il Vaticano II, spiega Scola. «È necessario un nuovo Concilio?» incal­za Mentana. «L’esigenza dell’ap­profondimento che lei pone è giusta – risponde l’arcivescovo – ma per sod­disfarla basta attuare compiutamen­te il Vaticano II, in particolare per quel­lo che i documenti conciliari – si pen­si alla Dignitatis Humanae e alla No­stra aetate – hanno detto sulla libertà religiosa e di coscienza, la dignità u­mana, il dialogo con l’ebraismo e le al­tre fedi».