UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Milano: Twitter non ucciderà il giornalismo

Una riflessione sui social media, i loro limiti, il futuro del giornalismo dal titolo 'Twittate, twittate, qualcosa resterà', è stata organizzata il 12 novembre a Milano dalla sezione lombarda dell’Ucsi, l’Associazione dei giornalisti cattolici.
 
13 Novembre 2012
Non sarà Twitter a seppellire il giornalismo, come a suo tempo non lo hanno ucciso la radio, la tv e i siti Internet. Per qualche tempo si è coltivata l’idea che una professione in declino potesse venire archiviata dai social media instaurando una relazione diretta tra informazione e pubblico senza la mediazione giornalistica. Se è indubbio che dalla primavera araba in poi, il cinguettio in rete sia diventato una nuova fonte d’informazione quasi necessaria per i giornalisti, innumerevoli topiche a livello globale dimostrano che non è sempre affidabile. Una riflessione sui social media, i loro limiti, il futuro del giornalismo dal titolo 'Twittate, twittate, qualcosa resterà', è stata organizzata il 12 novembre a Milano dalla sezione lombarda dell’Ucsi, l’Associazione dei giornalisti cattolici.
In Italia a fronte di 22milioni di contatti su Facebook ce ne sono 900mila su twitter. Il primo è il social media popolare, il secondo si sta connotando come mezzo di informazione per addetti ai lavori del mondo politico, economico ed editoriale. Anche se Fabio Larocca, social media manager, trova che in Italia i politici usino Twitter in modo spesso improprio: «Negli Usa e nel mondo anglosassone è un mezzo che integra gli sms per informazioni di servizio. Da noi spesso girano messaggi autoreferenziali degli uomini politici, che non rispondono a domande dirette del pubblico».
C’è poi uno specifico uso già fatto dal mondo cattolico. Chiara Pelizzoni, già responsabile comunicazione dell’Incontro mondiale delle famiglie a Milano ricorda che il mega evento dello scorso maggio (un milione di persone a Milano) ha avuto un milione di contatti sul sito, che su Twitter le testimonianze della veglia con il Papa il sabato sera sono state l’argomento più twittato del giorno. Giorgio Bernardelli, di Mondo e Missione, lo ritiene «una fonte per seguire eventi anche tragici di paesi ai margini dell’informazione. Basta pensare a quanto ci comunicano i blogger dell’Iran. Però serve continuità e solo il giornalista sa districarsi tra i tweet per trovare fonti affidabili». Per Paolo Madron, direttore del quotidiano online 'Lettera43' solo un quarto dei messaggini di 140 caratteri riporta contenuti originali, il resto ripropongono articoli, filmati e immagini postati su siti. Resta il nodo della verifica scrupolosa delle notizie, che la folle velocità delle news rende quasi impossibile ai non addetti ai lavori; per Madron «ciò renderà insostituibile il giornalista. Che deve continuare a fare bene il suo mestiere usando nuovi mezzi per trovare più notizie».