UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Molfetta: a Ruvo un giornale per amico…

Il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Luigi Martella, è intervenuto al seminario “Il giornalismo scolastico nell’era digitale. Esperienze e prospettive didattiche, culturali e sociali”, organizzato per il 30° compleanno del giornale scolastico “L’Eco della scuola”, realizzato dagli alunni della scuola secondaria statale di 1° grado "Domenico Cotugno" di Ruvo di Puglia.
6 Giugno 2012
“Il giornale scolastico è importante perché dà ai ragazzi la possibilità di raccontarsi; così i ragazzi diventano protagonisti e i docenti insieme con loro”. Lo ha detto il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Luigi Martella, durante il seminario di studi “Il giornalismo scolastico nell’era digitale. Esperienze e prospettive didattiche, culturali e sociali”. L’occasione è stata fornita dal 30° compleanno del giornale scolastico “L’Eco della scuola”, realizzato dagli alunni della scuola secondaria statale di 1° grado "Domenico Cotugno" di Ruvo di Puglia, dove nei giorni scorsi si è tenuto il seminario. L’incontro, organizzato dalla scuola “Cotugno” e dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi pugliese, aveva l’obiettivo di ribadire l’importanza del giornale scolastico come veicolo di creatività, promozione culturale, esercizio critico e di riflessione condivisa. Nel corso della manifestazione sono state presentate altre esperienze di giornali scolastici realizzati nelle scuole della diocesi.

 
 
Occasione per raccontarsi. “Il giornalino scolastico offre ai ragazzi l’opportunità di raccontare le proprie esperienze” ed è un “preziosissimo” strumento di educazione, ha detto mons. Luigi Martella. L’educazione “è un tema che coinvolge tutti, tanto che si parla di co-educazione perche anche il piccolo insegna”, ha proseguito il vescovo, il quale ha poi ricordato che la Chiesa italiana, per il decennio 2010-2020, “si è data il tema pastorale dell’educazione”. Mons. Martella ha quindi anticipato che a breve sarà avviato il progetto diocesano di pastorale sull’educazione, fondato su tre punti. “Il primo è l’e–ducere: partire dall’esperienza del ragazzo, risalendo alle domande fondamentali che sono dentro di lui”. Il secondo è l’intro-ducere: “l’esperienza porta alla riflessione e i ragazzi devono essere aiutati a riflettere”. Prendendo spunto dal messaggio del papa per la recente giornata delle comunicazioni sociali, Martella ha detto che “bisogna aiutare i ragazzi a far silenzio”, perché “la parola è più sensata se nasce nel silenzio”. “Nell’esperienza biblica – ha aggiunto - Dio crea e parla nel silenzio, non tace, non è assente”. Il terzo passo è tra-ducere: “tradurre nella pratica ciò che si è maturato dentro”. Il giornale scolastico potrebbe aggiungere un nuovo punto, il cum-ducere, perché “è una costruzione fatta insieme attraverso la relazione”. “La comunicazione – ha concluso - deve mettere in relazione: occorre lavorare non per tanti ‘io’ ma per il ‘noi’”.
 
Educare col giornale. “L’educazione è il tema chiave su cui si interrogano gli studiosi di pedagogia e didattica”, ha esordito Loredana Perla, docente di didattica generale all’Università di Bari. “Il problema didattico ed educativo sta nel riuscire, in un patto generazionale saldo, a trasferire conoscenze agli allievi facendole diventare competenze, o sapienza di vita” come Benedetto XVI ha ricordato. Chi riesce a svolgere questo compito può essere definito maestro. Funzione magisteriale significa “assumere la responsabilità educativa dell’insegnamento” e funzione educativa significa “riuscire a cogliere la vocazione, il traguardo di competenze di ciascuno, che si ha con l’autorealizzazione”, a cui i ragazzi vanno guidati dall’adulto. Educare, insomma, “non è prescrivere, ma far capire la propria vocazione”. L’educazione, ha spiegato Perla, “passa attraverso l’istruzione”. Queste possono essere collegate da giusti mediatori, come il giornale scolastico. Esso permette di lavorare sulla “comunicazione gruppale, come sapeva bene don Milani”, che “ha insistito sul collettivo”. Ancora oggi “abbiamo un sistema scolastico e universitario secondo cui l’apprendimento migliore avviene da soli: non è vero”. “Formare uno spirito critico è l’obiettivo più alto del giornale scolastico”, ha proseguito. Don Milani “aveva già individuato l’importanza dell’insegnare a scrivere”; la scrittura, infatti, “riesce a costruire una soggettività più forte”. “Nell’era digitale il patto intergenerazionale rischia di sfaldarsi”, ha ammonito. Perla ha concluso: al giornale scolastico “occorre la professionalità del docente, che va fortissimamente sostenuta perché a bravi allievi corrispondono bravi docenti”.
 
Formare spirito critico. “Don Lorenzo Milani e Pier Paolo Pasolini “avevano colto la progressiva e drammatica avanzata dell’incultura, propinata a dosi altissime”, ha detto Francesco Messina, giudice del Tribunale di Trani. Questa situazione è oggi più che presente, in un tempo in cui “il potere modifica a suo piacimento il significato delle parole”. Il giornale scolastico è importante perché “permette ai ragazzi di far incontrare discipline diverse e aiuta allo spirito critico”. Quest’ultimo è più che necessario: davanti ad un “surplus di possibilità di conoscenze”, grazie anche ai nuovi media, “manca però la capacità di selezione”. “Occorre essere cittadini sovrani come diceva don Milani, dotati di capacità critica”, ha concluso.