UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Crociata a Mazara: giocare la partita educativa anche on line

Per il segretario generale della Cei la Chiesa non rinuncia a porre la sua domanda etica e critica nel pianeta digitale. A Mazara del Vallo (TP) anche Mons. Pompili: "dobbiamo navigare da protagonisti sicuri senza farci omologare"
29 Marzo 2010
L a Chiesa non rinuncia a porre la sua domanda etica e critica al nuovo pianeta digitale e, senza moralismi o false ipocrisie, intende giocare la partita educativa ripartendo dall’essenziale: la cura delle relazioni, la capacità di creare comunità vere, di educare alla responsabilità.
  È il messaggio che arriva da Mazara del Vallo dove domenica 28 marzo si è chiuso il corso nazionale di formazione «dall’emergenza alle convergenze educative» organizzato dall’Aiart, l’associazione spettatori, insieme all’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e alla Diocesi di Mazara. «I punti di vista si sono moltiplicati e nel diluvio tecnologico spesso gli adulti rimangono spiazzati» ha affermato il vescovo Mariano Crociata, Segretario generale della Cei, nel suo intervento.
  Adulti ed educatori, che sentono «vecchie e sorpassate» anche le loro «convinzioni di fondo» , oggi trasmettono un «senso d’incertezza alle nuove generazioni» ma «educare alla responsabilità – ha ribadito Crociata – continua ad essere 'il cuore' dell’esperienza educativa» . «Esercitare una responsabilità come quella educativa non significa avere tutte le risposte di cui l’altro ha bisogno e darle al suo posto, ma accompagnarlo nella sua crescita e nel suo divenire, perché lui stesso arrivi a trovare e dare la risposta, fornendo strumenti, contenuti e la forza della testimonianza» . La Chiesa dunque, secondo il vescovo Crociata, non può stancarsi «di credere e di investire sulla relazione personale» perché «l’esperienza dell’incontro con l’altro è la via anche per l’oggi dei nostri ragazzi, quella che consente loro di evitare di restare impigliati in forme di comunicazione narcisistica o egocentrica, quella che restituisce spessore a parole come ' amicizia', troppe volte banalizzate nei social network» . I nuovi linguaggi «riduttori di distanza e intensificatori di sensibilità» offrono nuove sfide ma anche nuovi stimoli alla trasmissione della fede. È quella che il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali monsignor Domenico Pompili ha definito la sfida della «triangolazione della fede» , le tre «d» necessarie per interpretare in maniera creativa lo scenario mediale in cui siamo immersi.
  «Intanto – ha affermato Pompili – verificare la disponibilità all’apertura verso la fede, vincendo i pregiudizi e la superficialità ma anche diventare capaci di assumere decisioni a costo di prendere posizioni controvento. La terza 'd' a che fare con il 'dramma dell’immaginazione' e cioè la capacità di ridare ossigeno e rivitalizzare il linguaggio della fede riscoprendo la forza delle immagini e dei simboli.
  Navighiamo dentro un mare che ci trasforma – ha continuato Pompili – un mare da affrontare come il surfista che sa imprimere con decisione la direzione alla sua tavola sfruttando la forza della natura senza lasciarsi dominare. Come il surfista anche noi dobbiamo navigare da protagonisti sicuri di poggiare sulla tavola della fede e della nostra umanità, un’umanità che non si lascia formattare ed omologare ma veramente libera capace di risvegliare e suscitare il desiderio di Dio inscritto nel cuore di ogni uomo» .
  Un invito rilanciato dal vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero nel suo appello finale a non tirarsi indietro e a «stare dentro la sfida educativa posta dall’ambiente mediale con competenza, professionalità, senso creativo» . 
 

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