“Conoscere meglio ciò che fa l’altro e non tirare diritti per la propria strada, creando occasioni di confronto e cooperazione. In questo senso, il laboratorio Copercom può essere un buon esempio di incontro e relazione”. Lo ha detto il 15 giugno mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, intervenendo all’ultima diretta della sessione primaverile del Laboratorio “Animatori cultura e comunicazione” del Copercom (www.copercom.it). Rispondendo alle domande degli utenti connessi, mons. Pompili ha spiegato che “molto spesso, nella vita come nella rete, abbiamo paura di lavorare e interagire con gli altri, perché pensiamo di perdere o veder meno forte la nostra identità. Al contrario, nel rapporto con le persone la nostra personalità ha possibilità di crescere, emergere e arricchirsi”. In questo senso, ha concluso il direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, “l’educatore della cultura e della comunicazione deve essere una persona che metta al servizio degli utenti digitali la sua umanità, la sua competenza e il suo essere cristiano nell’era digitale. Deve essere nel web senza essere del web”. La serata è stata anche l’occasione per riflettere e fare un primo bilancio sul
convegno nazionale “Abitanti digitali”, che si è tenuto a Macerata dal 19 al 21 maggio.