UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Mons. Viganò: il cinema italiano non si rassegni ad un destino miserabile

Mons. Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo (EdS), riflette con il SIR sulla 67ª Mostra del cinema di Venezia conclusasi con l’assegnazione del “Leone d’Oro” a “Somewhere” di Sofia Coppola. A bocca asciutta, o quasi, i film italiani in concorso.
13 Settembre 2010
“Venezia rappresenta come sempre una vetrina che ci permette di cogliere le sfaccettature e le linee di tendenza del cinema che oggi si può definire colluso col reale, sensibile all’estetica, problematico”. Così mons. Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo (EdS), sintetizza al SIR la 67ª Mostra del cinema di Venezia conclusasi l’11 settembre con l’assegnazione del “Leone d’Oro” a “Somewhere” di Sofia Coppola. Per mons. Viganò, è “difficile esprimere un’opinione unitaria sui film in concorso, su una ragnatela di tendenze, prospettive, autori, generi ed epoche storiche. È più semplice, oltre che più corretto, parlare del concorso dedicato al cinema italiano, ‘Controcampo’, che ho seguito come giurato insieme a Valerio Mastandrea e Susanna Nicchiarelli”. A partire dal vincitore, “20 sigarette”, “esemplare processo di assimilazione della fiction al reale e viceversa”, secondo il presidente della Fondazione, “è possibile dire che la docu-fiction è oggi il vero macrogenere: pensiamo a ‘La pecora nera’ di Ascanio Celestini e chiediamoci quanto di quello che vediamo è finzione”. D’altra parte, “il reale è tornato a funzionare da paradigma per lo sguardo. Decifrarlo significa ridiscuterne le premesse, interrogare il passato, come ha fatto Mario Martone (‘Noi credevamo’) e Gianfranco Pannone (‘Ma che storia’)”.
L’Italia, con quattro film in concorso, è rimasta a mani vuote. “Ci sono ‘Leoni d’oro’ – nota mons. Viganò – che, dopo pochi mesi, sono caduti nell’oblio così come piccoli film che hanno avuto una vita personale e passionale. Non credo che il cinema italiano per il solo fatto che non abbia ricevuto alcun premio (fatta eccezione per l’opera prima di ‘20 sigarette’) debba rassegnarsi ad un destino miserabile”. Per il presidente della Fondazione, “un’opera come ‘La solitudine dei numeri primi’ di Saverio Costanzo vuole addirittura ripensare lo statuto rappresentativo del cinema stesso. Il fatto che il film nasca dall’omonimo libro non attesta semplicemente che siamo dinanzi ad una crisi di sceneggiature originali, su cui riflette ‘La passione’ di Carlo Mazzacurati, ma che ci possono essere lavori dove l’etica è proprio l’estetica”. La Fondazione EdS era presente a Venezia con un cartellone ricco di appuntamenti. “Come sempre – sottolinea il presidente – il nostro obiettivo è abitare i territori dell’umano con professionalità e facendo emergere uno stile che ha il profumo del Vangelo. Ed è questo l’interesse primario del ‘Tertio Millennio Film Fest’, il Festival promosso dalla Fondazione, che si terrà a Roma dal 6 al 12 dicembre”.