UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Mosè, posso chiederti l'amicizia?”

“Mosè, posso chiederti l’amicizia?” è il titolo della rappresentazione, che verrà portata in scena a Padova sabato 24 gennaio (ore 16) al Teatro Esperia (via Chiesanuova, 90), scritta e interpretata da Guido Marangoni, ingegnere informatico e attore comico, e promossa dall’Ufficio di Pastorale della Comunicazione e dall’Ufficio per l’Annuncio e la Catechesi della Diocesi di Padova.
21 Gennaio 2015

“Mosè, posso chiederti l’amicizia?” è il titolo della rappresentazione, che verrà portata in scena a Padova sabato 24 gennaio (ore 16) al Teatro Esperia (via Chiesanuova, 90), scritta e interpretata da Guido Marangoni, ingegnere informatico e attore comico, e promossa dall’Ufficio di Pastorale della Comunicazione e dall’Ufficio per l’Annuncio e la Catechesi della Diocesi di Padova.
Uno spettacolo interattivo dedicato in particolare ai preadolescenti, ragazzi e ragazze di seconda e terza media, invitati a dialogare con Mosè come con un amico su Facebook, con una particolare attenzione ai comandamenti.
L’interazione, però, inizia ben prima di sabato 24 gennaio, come spiega l’autore Guido Marangoni e per questo è stato attivato il sito http://mose.possochiedertilamicizia.it
«Giocheremo molto sui comandamenti, e non solo con quelli della Bibbia. Invitiamo tutti a mandarci attraverso il nostro sito, i propri comandamenti. Vanno bene quelli preferiti, quelli inventati, quelli sentiti dire da altri: li useremo durante lo spettacolo. Scopriremo assieme ai ragazzi quanto sia difficile formulare comandamenti buoni».
«La figura di Mosè – spiega don Giorgio Bezze, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Annuncio e la Catechesi – è fondamentale nel cammino di Iniziazione cristiana. Conoscendo Mosè, infatti, si capisce il patto di amicizia che Dio stringe con il suo popolo e che non cancellerà mai. Attraverso Mosè Dio libera il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e lo accompagna lungo il cammino del deserto, proteggendolo da ogni pericolo. Conoscendo Mosè si comprende poi come ogni ragazzo, anche il più debole, sia chiamato da Dio a compiere grandi imprese. Bisogna intendere i comandamenti non come restrizioni o regole che tolgono la libertà, ma come parole per la vita, capaci di liberare da una vita malvagia che porta alla distruzione di sé stessi».