I territori digitali, come le città, presentano nella loro morfologia margini urbani, cunicoli e bassifondi. Deep web e dark net sono due realtà digitali che identificano tutto ciò. La prima indica contenuti che non sono indicizzati dai motori di ricerca tradizionali; alla seconda, comunemente detta rete oscura (di per sé non per forza per scopi negativi o criminali), si accede attraverso un indirizzo segreto mediante riconoscimento, accettazione e autorizzazione. C’è una sorta di prova di affidabilità, soprattutto nelle dark net, che può consistere in un pagamento o in una condivisione di materiale informatico.
Le cronache, che mettono in risalto il trascinamento dei nostri ragazzi nella ragnatela delle dinamiche anche controverse di Internet, non sono solo un campanello d’allarme, ma ribadiscono un impegno educativo inderogabile. La conoscenza delle periferie sottolinea la necessità di un’opera formativa ed educativa che coinvolge in modo particolare gli adulti per padroneggiare e abitare i nuovi ambienti digitali. E non basta più la giustificazione della non natività digitale. In ballo c’è il risvolto sociale della relazione umana. Non è sufficiente esserci: la presenza degli adulti diventi accompagnamento e vicinanza, ma soprattutto attenzione e intervento, se necessario. Siamo coscienti della posta in palio?
Vincenzo Corrado