UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Nei media il coraggio di raccontare la realtà»

Mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e Sottosegretario CEI ha condotto l’intervista al Patriarca di Venezia, Card. Angelo Sco­la, con le domande che scaturivano dal testo di una can­zone di Luca Carboni: un itinerario che ha accompagnato il pubblico attraverso temi quali immi­grazione e accoglienza, amore e guerra, dolo­re e coraggio, tutte parole alle quali è neces­sario restituire il loro significato. Su Avvenire, l’articolo dell’inviata Lucia Bellaspiga.
20 Luglio 2009

«Tutte le parole tradiscono quando non esprimono più la realtà. Il ve­ro guaio è la frattura tra le paro­le e le cose...». Nell’era della comunicazione (e dei suoi eccessi) diffuso è il bisogno di torna­re a parlare un linguaggio univoco e reale, se centinaia di turisti venerdì sera sfidavano piog­gia e caldo per ascoltare il patriarca di Vene­zia, Angelo Scola, ospite a Bibione per la serata clou della III Festa di «Avvenire», tema «Tra Parola e parole». 
«Siamo una società che vive un affollamento di voci, un bailamme in cui spesso è difficile comprendersi – ha introdotto la serata don Bru­no Cescon, direttore del set­timanale diocesano 'Il Po­polo' –. L’estate a Bibione è un’esperienza multimedia­­le, che tra musica, teatro, di­battiti e video ridà alla pa­rola il suo peso». Le iniziati­ve infatti continuano per tutto agosto in quella che O­vidio Poletto, vescovo di Concordia- Pordenone, in­sieme al sindaco Giorgio Vizzon, ha definito «la loca­lità balneare a misura di famiglia, attenta a offrire distensione ma anche recupero interiore». Un’operazione che vede il supporto unanime di amministratori locali e categorie di imprenditori.
  Parola e significato, dunque. Tema di grande attualità che nei primi dieci minuti è stato ef­ficacemente reso sul palco dai ragazzini di Bi­bione, reduci da una settimana di scuola di teatro con la compagnia Jobel di Roma: argu­ta la loro satira sui falsi miti del giorno d’oggi e il trionfo delle apparenze, sulla falsariga del «Piccolo Principe» e della sua morale sempre valida, «l’essenziale è invisibile agli occhi».
  Originale poi il percorso dell’intervista a Sco­la, condotta da don Domenico Pompili, diret­tore dell’Ufficio nazionale delle Comunica­zioni sociali e sottosegretario della Cei, con le domande che scaturivano dal testo di una can­zone di Luca Carboni: un itinerario che ha con­dotto il pubblico lungo termini quali immi­grazione e accoglienza, amore e guerra, dolo­re e coraggio, tutte parole alle quali è neces­sario restituire il loro significato. «Secondo San Tommaso – ha spiegato Scola – conoscere si­gnifica raggiungere la 'res', la cosa, dunque anche i media tradiscono quando non rac­contano il reale». Anche di «terra» parla la canzone di Luca Car­boni, e il vocabolo ha dato il la per parlare di incontri non sempre facili tra culture diverse: «Ho sdoganato il termine 'meticciato cultu­rale' dopo essere stato in Messico, dove il po­polo ha davvero saputo fondere le diverse realtà – ha detto Scola –. Ma da noi l’incontro di mentalità e religioni è un processo tumul­tuoso avvenuto troppo in fretta». Che fare al­lora? Riuscire a orientare questo processo, e i soggetti sulla scena sono tre, «le istituzioni, la realtà civile e la Chiesa». A quest’ultima spet­ta la condivisione immediata, «quando i mi­granti arrivano sulle navi e sotto i tir, le Cari­tas si precipitano a dare assistenza»; alle isti­tuzioni tocca «ordinare questo processo e ren­derlo compatibile con il tessuto locale»; ma è nella realtà civile che si gioca la vera integra­zione, «nelle scuole, nell’abitato, nell’associa­zionismo, che è la vera ricchezza dell’unica fa­miglia del Padre, l’umanità».
  La conversazione ha poi toccato parole come «amore», oggi abusata per dire «tutto e il con­trario di tutto, mentre è la capacità di uscita da sé, l’andare oltre ciò che sono». E poi la paro­la «pane», inteso come il bene che gli uomini si contendono, tema questo che ha condotto alla «Caritas in veritate», l’enciclica sociale di Benedetto XVI: «Un testo poderoso che ha po­sto all’attenzione del mondo il rapporto tra giustizia e carità letto attraverso la categoria della solidarietà. Il Papa avverte, non può esi­stere un’economia che garantisca giustizia se la dimensione della fraternità e del gratuito non contribuiscono alla natura stessa del mer­cato e del profitto». Straordinaria operazione che affronta le domande irrisolte e ci ricorda che «il mercato non è un fatto ineluttabile di natura, che è modificabile».
  Infine il mistero del dolore, l’interrogativo più acuto, «che ci accompagna dalla nascita con quel rumore di fondo che è la morte», ha det­to il patriarca. Poi, citando Cecile Saunders, l’infermiera che ha fondato gli hospice, «il do­lore non ha bisogno di una spiegazione ma di una presenza. Così agisce Gesù, che non ne fa una teoria ma lo condivide e lo assume su di sé morendo sul palo ignominioso della Cro­ce ». La Festa di «Avvenire», dovuta alla passione del parroco don Andrea Vena e di decine di volontari, si è conclusa domenica con la Messa trasmessa in diretta su Raiuno dalla parrocchia di Santa Maria Assunta.