UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Nuovi media da «umanizzare»

Una nuova forma di socialità, un innegabile accorciamento dello spazio, un’inedita accelerazione della temporalità e un’insistente provocazione alla creatività dell’intelligenza. Sono i più evidenti effetti prodotti sull’esperienza umana dalle nuove tecnologie, che ormai costituiscono un vero e proprio «ambiente» nel quale siamo immersi. Su questo ha dispiegato la sua riflessione don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, nella relazione tenuta agli animatori della comunicazione e della cultura (Anicec).
10 Novembre 2008

Una nuova forma di socialità, un innegabile accorciamento dello spazio, un’inedita accelerazione della temporalità e un’insistente provocazione alla creatività dell’intelligenza. Sono i più evidenti effetti prodotti sull’esperienza umana dalle nuove tecnologie, che ormai costituiscono un vero e proprio «ambiente» nel quale siamo immersi. Su questo ha dispiegato la sua riflessione don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, nella relazione tenuta agli animatori della comunicazione e della cultura (Anicec).
L’intervento di Pompili si è concentrato sul titolo del messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, «Nuove tecnologie, nuove relazioni». A partire dalla consapevolezza che il virtuale è effettivamente una nuova forma di realtà, anche se artificiale, don Pompili ha analizzato la forma di esperienza dell’umano che proprio il virtuale è in grado di generare. E lo ha fatto attraverso un viaggio in chiaroscuro dentro i cambiamenti che televisione, posta elettronica, cellulari e quant’altro, vanno producendo nei rapporti tra le persone.
«Se sono innegabili le potenzialità che i nuovi mezzi ci offrono sul piano della dilatazione dei contatti e della contrazione di tempi e distanze – ha avvertito Pompili – dobbiamo anche riconoscere le insidie che quegli stessi mezzi nascondono, rischiando di produrre una sorta di impoverimento dello scambio interpersonale ».
In tal senso, lo schermo di una televisione e di un computer possono essere un filtro ma anche un riparo dalla realtà e restano comunque altra cosa dalla «forza spiazzante di un volto umano». Così come messaggini e posta elettronica, nel momento in cui dilatano i contatti, rischiano di rappresentare una «bizzarra maniera di intendere l’intimità delle persone », invadendo finanche gli spazi intangibili degli individui e affidando la comunicazione all’interfaccia del dispositivo elettronico. Si tratta di insidie che non eclissano però le opportunità delle nuove tecnologie, che, come afferma il sottotitolo del messaggio del Papa, possono promuovere «una cultura di rispetto, dialogo e amicizia».
I centoventi corsisti hanno poi concluso i lavori dei nove laboratori su internet, radio, tv, stampa, sala della comunità, teleforum, teatro educativo, evento culturale, ufficio stampa. Ieri mattina l’Eucaristia celebrata da monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e la partecipazione all’Angelus con Benedetto XVI in piazza San Pietro hanno chiuso l’incontro. Dal 15 novembre sul sito Anicec.it sarà possibile iscriversi alla terza edizione del Corso Elearning promosso da Fondazione comunicazione e cultura della Cei, da Centro interdisciplinare della Lateranense e Università Cattolica.

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