«Famiglia e comunicazione globale, il bisogno di un cambio di rapporto »: un tema che affronta il nuovo che avanza – la multimedialità che colonizza tanti aspetti del nostro vivere quotidiano – negli schemi tradizionali ci sta stretto. Se la forma è anche sostanza, allora si capisce perché per questa sessione dei lavori del Congresso teologico si sia scelto di sovvertire gli schemi. Il pubblico – che forse non se lo aspettava – invece di ascoltare un intervento classico si è ritrovato a partecipare a un work in progress, a una caccia al tesoro in forma di talk show. Qual è il tesoro? La capacità – troppo spesso carente – di vivere i nuovi media come risorse e non come una condanna. A guidare le famiglie presenti in sala attraverso la mappa del tesoro, c’erano alcune «bussole» istituzionali: Piercesare Rivoltella (professore ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento presso l’Università Cattolica di Milano), José Luis Restan (direttore dell’emittente radiofonica Cope), Norberto Gonzàles Gaitano (Professore Ordinario di Opinione Pubblica presso la Pontificia Università del Sacro Cuore) hanno indicato la strada, il pubblico l’ha percorsa e arricchita. Sul grande schermo in sala, ogni tappa del cammino corrispondeva a una parola chiave. “Controllo”, per esempio, necessario sempre da parte dei genitori «abituati a esercitare la vigilanza sui figli che navigano in rete più in termini quantitativi che qualitativi. Si preoccupano – spiega Fabio Bolzetta, il giornalista di Tv2000 che ha condotto l’incontro – di quanto tempo i loro pargoli stanno davanti al computer, molto meno di cosa stanno esplorando ». Ma anche “Ovunque” perché i mobile devices consentono una connessione totale, nel tempo e nello spazio. «Con il rischio – avverte José Luis Restan – che la realtà virtuale in cui viviamo immersi finisca per sembrare più reale di quella che reale lo è davvero».
Ma si possono maneggiare i nuovi media utilizzando vecchi schemi? La risposta è scontata - no - e sconfortante se non si è attrezzati per utilizzare approcci efficaci e all’avanguardia. Che fare quando i figli ti sorpassano nell’uso della tecnologia, quando ovunque e in qualsiasi momento possono navigare in un mondo, quello del web, in cui è facile finire inghiottiti dai flutti? «Meno controllo, più governo » risponde Piercesare Rivoltella. Il che comporta un’educazione alla responsabilità. «Bisogna puntare alla responsabilizzazione e costruire soluzioni negoziali condivise». Insomma, l’utilizzo dei nuovi media su base contrattuale, con un accordo tra genitori e figli, potrebbe essere una soluzione da non scartare. Senza mai dimenticare che per governare proficuamente chi la tecnologia la usa disinvoltamente, bisogna governare prima di tutto la tecnologia: no ai genitori analfabeti digitali.
«Sono gli adulti a dover discriminare cosa è buono e cosa no e a trasmettere lo stesso criterio ai figli – interviene Norberto Gonzales Gaitano – insegnando loro, per esempio, che c’è una grande differenza tra l’essere connessi e l’essere in relazione. Tocca ai genitori spingere perché si privilegino quelle relazioni che creano vincoli e legami e che è spesso inutile cercare su Facebook. Che crea rete ma non comunità».