Ottandue vescovi da settanta Paesi, dallo Zimbabwe all’Ungheria, dal Vietnam al Venezuela, dal Mali agli Stati Uniti, da Papua Nuova Guinea all’Olanda. Una platea globale per affrontare un tema planetario per eccellenza: quello dei media.
Riuniti da lunedì a ieri in Vaticano, i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali del mondo si sono per la prima volta confrontati tutti insieme su problematiche che non riguardano più solo i cosiddetti «media pesanti» – come cinema, radio e televisione – né solo internet in senso lato, ma la sua fase avanzata, in gergo web 2.0. Quell’arcipelago di sigle – blog, podcast, social network, p2p... – che fino a pochi anni fa sarebbero suonate come il cifrario di un libro di fantascienza. «Per usare un’immagine si potrebbe dire che, come il pesce vive nell’acqua, così il mondo 'vive' nei media: questi sono diventati un 'ambiente' in cui l’uomo d’oggi vive e interagisce con gli altri e con la realtà» ha detto ieri all’assemblea il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, che ha dato qualche spunto per indirizzare la discussione su un piano molto concreto: «Mi permetto di portare un ricordo personale di quando ero arcivescovo di Genova. In quel periodo si trattava di decidere per il sito internet dell’arcidiocesi e con un sacerdote tecnicamente dotato si realizzò un sito fra i più innovativi e attraenti di tutte le diocesi italiane». Un piccolo riferimento agli aggiornamenti massicci a cui sono state chiamate le diocesi del mondo in questi anni e di cui si è discusso ampiamente nei cinque giorni di lavori.
«La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura» ha ricordato monsignor Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, promotore dell’evento con la collaborazione di esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, della Pontificia Università Salesiana e della Pontificia Università della Santa Croce. Una «svolta pastorale quella indicata da monsignor Celli – chiosa Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio Consiglio – che significa non solo la presa d’atto dell’importanza di questi mezzi, ormai un dato di fatto, ma la necessità di un impegno pastorale maggiore attraverso di essi». Per Scelzo il convegno è servito a fare il punto sulle nuove opportunità aperte dalla rivoluzione comunicativa avvenuta soprattutto negli ultimi dieci anni e ad affrontare dei nodi prima sottovalutati: «Se gli spazi di informazione si sono enormemente allargati, paradossalmente quelle realtà che scontano un cosiddetto
digital divide all’interno della Chiesa, come il continente africano, hanno perso visibilità». Tanto che agli aiuti caritativi classici verso i Paesi poveri, si stanno intensificando da alcuni anni gli aiuti tecnico-comunicativi. Un esempio è «Riial» (www.riial.org), un progetto partito nel 1987 per sostenere l’aggiornamento informatico e poi l’accesso alla rete delle diocesi dell’America latina, soprattutto quelle 'indigenti'.
Il convegno che si è appena concluso è una sorta di completamento di quelli tenutisi in Vaticano lo scorso anno, uno con le facoltà di comunicazione delle università cattoliche, l’altro con le radio cattoliche nel mondo. I risultati dei lavori serviranno per elaborare un testo che verrà poi discusso e approvato nella prossima plenaria del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, il prossimo ottobre.