UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Osservare la realtà per raccontarla

Il tema della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali mette in evidenza quanto sia importante il ruolo degli strumenti mediatici nella vita delle persone e della società...
25 Gennaio 2008


Il tema della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali  "I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla" il cui messaggio di Benedetto XVI è stato pubblicato ieri – disponibile nel sito dell’Ucs – mette in evidenza quanto sia importante il ruolo degli strumenti mediatici nella vita delle persone e della società. Credo che il tema di questa giornata ponga sul tappeto la vera questione, cioè se i mezzi di comunicazione debbano essere il linguaggio attraverso cui comunicare la realtà oppure se essi stessi finiscano per essere l’oggetto della comunicazione.

Segnali che si vada verso un’autoreferenzialità preoccupante ce ne sono. I giornali parlano della televisione, la televisione rimanda spesso a nient’altro che quello di cui parlano i giornali. C’è una sorta di gioco al rimpallo reciproco per il quale nessuno si attarda ad investigare ciò che accade, ma ciascuno rinvia come fonte all’altro. Così, in questa sorta di gioco degli specchi fatalmente si finisce per dare più spazio alle opinioni, anche alle più strampalate, che non invece ai fatti, che dovrebbero essere il succo della comunicazione. L’unica maniera per scardinare questo sistema è in primo luogo quella di vincere la pigrizia, che è atavica nel nostro mondo. In secondo luogo, poi, occorre ritrovare la voglia della ricerca, che ci spinge a non accontentarci di quello che gli altri dicono e tutti pensano, ma piuttosto a cercare di attingere direttamente alla realtà. Andare alla ricerca della realtà è molto più interessante, alla fine dei conti, di tutte le sue interpretazioni. In qualche modo la realtà supera di gran lunga la fantasia! Saper raccontare ciò che accade sul territorio è storicamente una qualità dell’informazione ecclesiale. Se pensiamo ai nostri strumenti diocesani, che non sono forse superaccessoriati, essi rappresentano tuttavia un’istanza che fa leva direttamente sul contatto con la realtà quotidiana. Questa è la forza che i media diocesani hanno nel raccontare i fatti. Per un verso siamo appunto come Davide davanti a Golia. Ma proprio il ‘contatto con la realtà è la fionda che fa leva sulla realtà e colpisce al cuore l’uomo nelle sue dimensioni fondamentali. Perché il contatto con la realtà è quello che ci riscatta da qualsiasi stranezza o inutile vagabondaggio.

La riprova di come i mezzi della comunicazione sociale - secondo l'auspicio positivo formulato da Benedetto XVI - possano evitare un protagonismo inutile e "cercare le verità per condividerla" è proprio la vicenda personale di tanti giornalisti ed operatori dell'informazione. Di loro conosciamo solo alcuni nomi, ma sono sicuramente di più rispetto a quelli tragicamente comparsi nelle cronache. Mi riferisco a quanti hanno sofferto e soffrono la persecuzione (anche quella semplicemente di essere marginalizzati), la prigionia (anche solo quella psicologica) e persino la morte (talvolta in senso vero e proprio). E tutto questo per il loro impegno e per la loro scelta di rifiutare di restare in silenzio di fronte all'ingiustizia, alla corruzione, alla mistificazione culturale. Proprio vicende come quelle dei giornalisti violentati nella loro professione, suggeriscono per converso quali siano gli standard più elevati a cui può giungere una simile missione, trasformandosi da semplice lavoro autoreferenziale a vero servizio del bene comune di una società, ormai divenuta globale.

 

di Don Domenico Pompili

Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI