Sabato 5 maggio alle 18.15 presso il Seraphicum, a Roma, si terrà la prima del monologo “Nostri padri, Kolbe raccontato da Francesco Gajowniczek”, di Antonio Tarallo. Dopo “Tutta tua, frammenti di un dialogo con Maria”, la storia di un’attrice che trova la propria conversione attraverso i versi del poema “Madre” di Karol Wojtyla, questa volta è San Massimiliano Kolbe (canonizzato dallo stesso Giovanni Paolo II nel 1982) ad essere al centro della drammaturgia di Tarallo, che concentra l’attenzione sul tema della paternità.
La storia di Massimiliano Kolbe, che offrì la propria vita al posto di un padre di famiglia, Francesco Gajowniczek, passa per mezzo del racconto/monologo dello stesso uomo polacco che trovò la libertà grazie al frate francescano. Lo sfondo è la tragica esperienza del campo di concentramento di Auschwitz. Ma, a differenza di precedenti lavori teatrali e cinematografici, “Nostri padri, Kolbe raccontato da Francesco Gajowniczek” vuole essere uno spunto di riflessione sulla paternità, nelle sue due vocazioni: quella sacerdotale, vissuta da San Massimiliano Kolbe e quella “biologica” di Francesco. Tutte e due trovano un legame nella paternità misericordiosa di Dio.
Una paternità che si perpetua di figlio in figlio, di padre in padre. Fino ad arrivare al tragico recente avvenimento dell’attentato di Trebes dove il sacrificio del gendarme Arnaud Beltrame, ha fatto ricordare alla stampa e al mondo proprio il sacrificio del martire Kolbe.
Ad interpretare il monologo è una delle voci più calde del doppiaggio italiano, Davide Capone.
La voce fuori campo è interpretata da Laura Croccolino, i costumi sono di Elisabetta Di Pisa e l'assistenza alla regia di Chiara Graziano.
Per questa “prima” (semiscenica) è stata scelta un’occasione “da camera”, intima e raccolta: il convegno “Il dialogo interreligioso interpella la M.I. Una riflessione a partire da Kolbe”, che vede impegnati la Cattedra Kolbiana del Seraphicum e la Milizia dell’Immacolata.