Sabato 15 giugno alle 9.30 in piazza Martiri a Carpi sarà beatificato Odoardo Focherini. Giornalista e amministratore del quotidiano
L’Avvenire d’Italia, sposo e padre di sette figli, assicuratore, laico impegnato nell’Azione cattolica, Focherini è noto per aver salvato oltre 100 ebrei dallo sterminio nazista, facendoli fuggire verso la Svizzera. E per questo è stato riconosciuto «Giusto tra le nazioni». Morto nel 1944 a soli 37 anni in campo di concentramento, sarà beato come martire per la fede per la sua attività a favore dei perseguitati e per il suo impegno nei mezzi di comunicazione.
Focherini è stato ricordato anche sabato scorso, nella parrocchia Sant’Agata a Carpi, alla veglia di Pentecoste preparata da associazioni e movimenti della diocesi. «Una tappa ulteriore verso il grande giorno della beatificazione di Odoardo Focherini », ha detto il vescovo Francesco Cavina, che ha ricordato come lo Spirito Santo sia Spirito di santità, perché consente a chi lo riceve di assimilare il Vangelo in tutta la sua profondità. Se nella Via Crucis diocesana celebrata nel tempo quaresimale, pure dedicata a Focherini, si era meditato e approfondito il senso del sacrificio del giornalista, delle sofferenze sue e dei propri cari, la veglia di Pentecoste è stata l’occasione per comprendere dove risieda la sorgente della santità nella vita di Odoardo. «Per Odoardo e per tutti noi – ha detto il vescovo – non esiste altra strada per realizzare il nostro destino di santità, se non quella della docilità allo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è per noi tutto ciò che Cristo è stato per i discepoli: difensore, consigliere, protettore, sostegno. È lo Spirito che ci dona la luce per realizzare tutto ciò che Dio si attende da noi; è lo Spirito che ci spinge ad operare la carità, che purifica le nostre intenzioni e le nostre scelte». La docilità all’azione dello Spirito è dunque la caratteristica più evidente nell’esperienza religiosa del futuro beato carpigiano. «Odoardo era uno di noi, uno come noi – ha concluso Cavina – che è diventato grande agli occhi di Dio e del mondo perché ha cercato l’appoggio per la propria debolezza nel dono del Signore, nello Spirito Santo. Senza questo dono, non esisterebbe vita cristiana, non esisterebbe santità». Venerdì 14 giugno il cammino diocesano verso la beatificazione culminerà con una solenne veglia, a Mirandola, animata dalle associazioni laicali e dai movimenti ecclesiali. Domenica 16 giugno infine una Messa di ringraziamento.