UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Per non cadere nella rete”

La diocesi di Asti attraverso l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali nei primi quattro sabati di ottobre organizza in collaborazione con il CSC (Centro Studi Cinematografici) di Roma e con il sostegno dell’UCIIM di Asti un  percorso di media education per le famiglie  e la scuola  dal titolo “Per non cadere nella rete”.
29 Settembre 2015

La diocesi di Asti attraverso l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali nei primi quattro sabati di ottobre organizza in collaborazione con il CSC (Centro Studi Cinematografici) di Roma e con il sostegno dell’UCIIM di Asti un  percorso di media education per le famiglie  e la scuola  dal titolo “Per non cadere nella rete”.
Gli incontri trattano l’educazione in rete-per una nuova cittadinanza; i pericoli della navigazione in rete, aspetti legali, giuridici, meccanismi di difesai predigitali, immigrati digitali e il mondo dei social-network tra dipendenza e metamorfosi; La voce del cinema-analisi del film “Disconnect” (2012).Gli incontri sono condotti da qualificatissimi esperti nei vari settori, al Centro Culturale S.Secondo, dalle 17 alle 19.
Sempre ancora in ottobre, novembre/primi di dicembre nell’ambito del Laboratorio dei Talenti per gli oratori, l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali in collaborazione con il MED-Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla Comunicazione ripropone un doppio percorso laboratoriale di sei incontri  per   giovani (16-20 anni). Corso Base: Con i media nel quotidiano; Immagine e identitàDentro i suoni; Dal cellulare a…; Social Network; Costruiamo la nostra notizia. Corso Avanzato: Per una progettualità professionale; Progettare e valutare la media education; Laboratorio di produzione-l’ideazione;La pubblicità multicanale-parte uno; La pubblicità multicanale-ora proviamo; Laboratorio di produzione-la costruzione. Anche in questo percorso i mediaeducator sono docenti   universitari specialisti in questi settori e con grande esperienza oratoriana. Tutti gli incontri si terranno presso l’oratorio della Parrocchia S.Pietro di Asti, dalle 17.30 alle 21 (compresa cenetta).
Su richiesta, per entrambi i progetti verrà rilasciato attestato di partecipazione.

La riflessione di Adriana Marchia (Direttore UCS Asti)
“Una persona su sette, tra quante abitano il pianeta, mette quotidianamente in rete ciò che pensa su ogni possibile argomento…. Facebook ha raggiunto un miliardo di collegamenti, scambi, contatti su scala globale…che diventano, tra l’altro, preziose informazioni commerciali, banche dati per schedature, oltre che soddisfare il bisogno umano di relazioni” (da Alessandro Campi- Il Messaggero 31 agosto 2015, La privacy perduta  fra social  e terrorismo).
Ma qual è il livello di conoscenza, e quindi di competenza degli adulti su un uso critico e responsabile dei new digital media, social network, ambiti pressochè senza confini, non solo a livello tecnologico, ma pedagogico? Penso scarso. Gli studi, ricerche effettuate da enti, comitati, associazioni di assoluta affidabilità (e certificate dall’AGCOM-Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ci presentano una situazione in continuo movimento e trasformazione, sia per l’immissione sul mercato di sempre nuovi prodotti elettronici, sia perché il medium si è trasformato da veicolo in "ambiente", a tessuto connettivo, per cui il Web 2.0 è divenuto un luogo abitato h24 dagli utenti, ragazzi compresi, che “indossano” i loro cellulari mobili multifunzionali, proprio per la facile portabilità degli stessi, che permettono loro di svolgere nel contempo diverse azioni. I riferimenti spazio-tempo sono modificati, hanno una dimensione e un utilizzo diverso e i genitori ne devono essere consapevoli. Internet, i social  network sono una risorsa, sono la risposta moderna al bisogno di conoscenza, di amicizia, di connessione con il mondo che tutti abbiamo e che nei giovani è ancora più forte (tranne il fatto che essi, se non sono adeguatamente preparati attraverso la media education, scambiano per forti le relazioni deboli). La rete può essere un’opportunità quando crea e favorisce la circolazione  di informazioni, rafforza le amicizie, mantiene le relazioni a distanza, favorisce attività di business.
Il problema vero è che manca ancora oggi un’assunzione di responsabilità da parte delle principali agenzie educative, famiglia, scuola e di socializzazione del territorio (mi si permetterà di includere anche certi ambiti della pastorale verso i bambini/ragazzi/giovani) per un vero progetto strategico di formazione ad un uso corretto e responsabile dei media, per arginare i rischi derivanti da comportamenti illeciti o pericolosi.
Il livello di competenza informatica e telematica dei nostri ragazzi è piuttosto basso, data anche la non elevata alfabetizzazione digitale dell’italiano medio. Quanti sono i genitori che conoscono la normativa UE e nazionale a tutela della privacy, contro la pirateria digitale; quanti sanno che bisogna avere almeno 13 anni per essere autorizzati a usare YouTube, che i preadolescenti avvertono come rischi e  pericoli in internet droga, bullismo, cyberbullismo, fumo, “grooming” (adescamento in rete), falsificazione dell’identità, ma non il “chattare” con persone conosciute in rete per poi, magari, incontrarle offline?
Anche da noi prevale la “cultura mobile giovanile” e una larga fascia di genitori non è in grado di controllare l’utilizzo da parte dei figli dei nuovi media, in particolare i socia network, sia per incompetenza tecnologica sia per la complessità delle nuove tecnologie. Risulta difficile per un ragazzo mantenere  il dominio dell’istinto e dell’emotività continuamente sollecitati che, nei soggetti più fragili, creano spesso assuefazione digitale ed instabilità emotiva, frutto anche di un sentimento di solitudine che cercano di compensare con il gruppo dei pari (magari incontrati proprio in  rete).
Nel quadro europeo (e nazionale) legislativo e regolamentare sui Servizi Media Audiovisivi prevale la ratio della neutralità tecnologica in materia di servizi audiovisivi, per cui  viene posto l‘accento sulle modalità di fruizione  del contenuto audiovisivo. A livello nazionale prevalgono i principi di “autoregolamentazione”  e “coregolamentazione”, cioè la tutela dell’utente poggia sulla corretta applicazione di codici e sistemi di condotta coinvolgenti i vari operatori mediali. Ma il lavoro di informazione e formazione  dei ragazzi su queste nuove realtà, cioè un’attività di Media Education deve essere rivolto alla scuola, alle famiglie, alle associazioni con finalità culturali e sociali, ai centri di aggregazione  giovanili sul territorio, “in primis” agli oratori  parrocchiali.  Da tempo le Associazioni familiari e di tutela dei minori, come CGD-Coordinamento Genitori Democratici, Save the Children, Adiconsum, Telefono Azzurro e altre si fanno portavoce di queste istanze di educazione all’uso dei media, specialmente dei Social. A ciò devono essere interessati anche i nostri genitori e figli: infatti l’uso consapevole dei media è considerato un’opportunità per affermare i diritti dei minori, affinchè si diffonda la “cittadinanza digitale” quale mezzo di partecipazione dei ragazzi alla vita dell’ambiente da cui essi sono influenzati. La prevenzione, forma concreta di educazione all’uso dei media che si attua attraverso percorsi con i media e attraverso i media), è l’unico modo per acculturare ed avvicinare genitori e figli, rendendo i primi più accorti e consapevoli dei cambiamenti socio-antropologico-culturali in cui vivono i ragazzi; questi ultimi, se sono sapientemente guidati da mediaeducator negli ambienti di vita, possono scoprire nei genitori/familiari compagni di viaggio nello scambio di reciproche competenze/ esperienze…e non solo informatiche.

ALLEGATI