UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Piccoli testimoni di una grande fede

Segno di devozione e di legame alla propria comunità, i santini hanno seguito gli emigranti nei loro viaggi e anche oggi restano diffusissimi. La mostra itinerante allestita in Calabria (di cui racconta Avvenire del 6 giugno) ricostruisce, attraverso questi documenti della pietà popolare, la storia di fede di questa terra, così simile a quella di tante altre regioni italiane...
6 Giugno 2012
Cento pannelli, 633 santini, 138 im­magini. Un lavoro da collezionisti, ma con l’intento di seguire le tracce del «profumo di santità» che aleggia in Ca­labria. «Le immaginette sacre sono uno strumento efficacissimo per scoprire co­me la devozione segua i popoli anche al di là degli oceani», spiega Demetrio Guzzar­di, l’editore cosentino che ha raccolto an­ni di studi e di passione nella mostra «San­ti, santità e santini di Calabria», presenta­ta per la prima volta un anno fa a Cami­gliatello Silano, nell’ambito della seconda Settimana della cultura calabrese, e alle­stita poi in diversi paesi della regione, tra i quali Briatico, in provincia di Vibo Valentia, dove è stata accolta dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo. Ora, dopo a­ver fatto tappa tra l’altro a Cosenza, Ca­tanzaro e Lamezia Terme, verrà allestita dal 3 all’11 lu­glio a Cetraro, in provincia di Cosenza, in occasione della Settimana della cultu­ra benedettina: a inaugu­rarla sarà il vescovo di San Marco Argentano-Scalea, Leonardo Bonanno. Poi, ad agosto, sarà al centro della Settimana della santità ca­labrese in programma a Belvedere Marittimo.

 
A ispirare il lavoro di Guzzardi è stato un sa­cerdote scalabriniano, Maffeo Pretto, stu­dioso di pietà popolare. «Dopo il 1200 – di­ce il religioso – le immagini dei santi inco­minciano ad assumere la stessa funzione delle reliquie. L’immagine è già una pre­senza personale del santo: la si tocca, la si bacia, si rimane estatici a guardarla, ci si entusiasma quando appare, la si accom­pagna per le vie del paese». Ma l’immagi­ne sacra, secondo padre Pretto, diventa an­che segno di appartenenza a una comu­nità. E infatti alla fine del XIX secolo gli e­migranti portavano con sé il santino della Madonna o del patrono del proprio paese. È così che la devozione cresciuta nei bor­ghi calabresi ha raggiunto tutto il mondo. A Buenos Aires, ad esempio, la gente arri­vata da Cariati, cittadina dello Jonio co­sentino, fece riprodurre il «proprio» san Ca­taldo su un gonfalone e quell’immagine, portata in processione ogni anno, divenne familiare anche in Argentina. Gli emigran­ti di Bonifati, centro del litorale tirrenico, fe­cero invece una colletta per commissiona­re la scultura di una statua della Vergine del Rosario uguale a quella riprodotta sul san­tino portato dalla terra natia. E c’è una let­tera, datata 1911, che proprio da Briatico accompagnava l’invio di immagini sacre a­gli emigrati, con l’invito a distribuirle ai lo­ro nuovi concittadini. «I nostri nonni ave­vano inconsapevolmente fatto un’opera di inculturazione della fede e lanciato un nuo­vo modo di intendere l’appartenenza alla Chiesa» afferma Guzzardi. E sulla loro scia, l’editore cosentino è voluto partire nella raccolta di questi santini «poveri», molti dei quali restavano in bianco e nero perché la gente non poteva affrontare grandi spese e perché la stampa veniva effettuata in poche migliaia di copie, una quantità che rendeva proibitivo ricorre­re alle tecniche necessarie per l’uso del colore, riser­vate invece alle riproduzio­ni da collezionisti. Ne è ve­nuto fuori un lavoro enor­me, che nella mostra e nel catalogo che la descrive - e­dito da Progetto 2000 - è stato organizzato in capito­li, partendo dalla storia del santino e arri­vando alle personalità del XX secolo che hanno illuminato la Chiesa calabrese, dai laici ai fondatori e fondatrici di congrega­zioni. Ma prima di addentrarsi tra i pan­nelli della mostra, i visitatori trovano una valigia di cartone, una di quelle che gli e­migranti portavano con sé. «È lì dentro – commenta Guzzardi – che i santini hanno acquisito un ruolo nuovo». Lo descrive nel­la prefazione del catalogo monsignor I­gnazio Schinella, docente alla Pontificia fa­coltà teologica dell’Italia meridionale: quel­le immaginette, afferma, narrano il «collo­quio » tra lo Spirito Santo e il popolo cala­brese, che è stato chiamato «a contribuire all’umanizzazione della terra con la sua santità regionale».