UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Piemonte: testate diocesane, specchio delle comunità

A monsignor Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì e responsabile per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Piemonte, deve molto il progetto dell’inserto regionale di domenica....
16 Giugno 2015

A monsignor Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì e responsabile per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Piemonte, deve molto il progetto dell’inserto regionale di domenica.
Qual è stato lo spirito di questa iniziativa congiunta di «Avvenire» con i settimanali diocesani?
Certamente è la grata attestazione dell’importanza che i settimanali diocesani piemontesi hanno per ogni vescovo, per il loro ministero, per il dialogo all’interno di ogni diocesi. Non è irrilevante il radicamento che i settimanali hanno in ogni Chiesa, giacché alcune testate sono ultracentenarie. Sono una delle voci più autorevoli e affidabili nel territorio a vantaggio di tutte le persone, offrono una vera palestra in cui ci si esercita in piena libertà e benevola attitudine fraterna. I direttori e i collaboratori lavorano con dedizione tra molte difficoltà. Ringraziamo Dio che attraverso la loro agenzia lavorano in sinergia.
Che cosa emerge dall’iniziativa editoriale comune?
Chiese 'in uscita', con un nitido volto misericordioso, capace inevitabilmente di accogliere e di lasciarsi coinvolgere dal mondo del lavoro e della scuola, e principalmente dai problemi delle famiglie.
Giovani e malati sono al centro dell’Ostensione della Sindone che si concluderà il 24 giugno. Papa Francesco ha già annunciato che anche per lui saranno gli interlocutori privilegiati nella sua visita a Torino. Un’attenzione emersa anche dai racconti delle diocesi?
Le iniziative proposte, l’aver colto la presenza di alcune famiglie e istituzioni diocesane, il costante dialogo aperto con le realtà pubbliche civili a cominciare dalle Asl, la presenza notevole del volontariato, dedito e sempre a disposizione, attestano che gli ammalati, le persone provate, sono giustamente al centro dell’attenzione e della cura. C’è da augurarsi che tanti – Dio voglia tutti – imitino Gesù nella sua benevolmente efficace attenzione passando di villaggio in villaggio. Il lavoro da fare è immenso, ma dai racconti proposti si può proprio constatare che la voglia e l’entusiasmo non mancano.
Lo speciale racconta una Chiesa locale ancora sulle orme dei santi sociali, tra i quali don Bosco, di cui ricorre il bicentenario. Come riescono le diocesi piemontesi a reinterpretare il loro messaggio nella società odierna?
Nessuna delle diocesi si arrende di fronte alle esigenze e alle difficoltà sociali d’ogni tipo: davanti ai problemi di disagio, alle esigenze educative, alle carenze di lavoro e di riconoscimento della dignità umana le nostre Chiese si fanno costantemente discepole dei santi piemontesi spiccatamente sociali. Si potrebbe riassumere con una trilogia: non lasciare nulla di intentato; dialogare sempre per aver stimoli e proposte; non lasciare l’ultima parola al solo bisogno-dramma senza ascolto e tentata risposta.
Come possono contribuire i media cattolici a costruire una società più solidale?
Testimoniando attraverso gli articoli e i titoli proposti che credono a questa costruzione 'nuova e possibile'. Proponendo insieme temi fondamentali e formativi in tale senso. Facendosi comunicatori di tante piccole storie e iniziative di solidarietà che non mancano nelle nostre comunità. Lo stesso loro sforzo di collaborare è strada maestra di esempio efficace e imitabile.

(Chiara Genisio)