UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Pompei: nuovi media, la sfida del futuro

Se è vero che le autostrade informatiche offrono grandi possibilità di diffusione del messaggio cristiano, è anche vero che la gioia che viene da Cristo avrà sempre bisogno di essere trasmessa per le vere strade del mondo.
22 Luglio 2009

Domenica 24 maggio, in occasione della 43° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’Ufficio Diocesano di Pompei ha organizzato, presso la parrocchia “Maria SS. Immacolata” della città mariana, un convegno-dibattito, dal titolo “Nuovi  media: la sfida del futuro”, con l’Ing. Giulio Meazzini, giornalista-scrittore di “Città Nuova” e con il Dott. Antonio Vitiello, della Commissione diocesana delle Comunicazioni Sociali. Dopo il saluto e il benvenuto del parroco, don Sebastiano Bifulco, che ha dato la sua piena disponibilità alla realizzazione dell’iniziativa, ha preso la parola Antonio Vitiello, esperto di nuove tecnologie, padre di famiglia e laico impegnato come operatore pastorale in parrocchia. In un vivace power-point, ha presentato il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009, dal titolo: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”.
Il Papa ha sottolineato come “soprattutto i giovani abbiano colto l’enorme potenziale dei nuovi media e li utilizzino per comunicare con i propri amici, per incontrarne di nuovi, per condividere idee e opinioni”. Quindi, “le nuove tecnologie rispondono al desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”. Desiderio che, secondo il Pontefice, è inculcato da Dio stesso, perché: “Quando sentiamo il bisogno di avvicinarci ad altre persone, quando vogliamo conoscerle meglio e farci conoscere, stiamo rispondendo alla chiamata di Dio. E, soprattutto, è importante considerare “non solo l’indubbia capacità delle nuove tecnologie di favorire il contatto tra le persone, ma anche la qualità dei contenuti che esse sono chiamate a mettere in circolazione”. Evidenziato, poi, anche il grosso problema del “digital divide”, il grande squilibrio tecnologico e di conoscenze già esistente tra il Nord e il Sud del mondo, che rischia di diffondersi anche tra i Paesi Occidentali, avvantaggiando chi dispone della possibilità di accesso alle nuove tecnologie.
Meazzini ha cominciato spiegando ai presenti, tra cui, insegnanti, dirigenti scolastici, operatori pastorali, giovani e famiglie, le difficoltà e i pericoli delle nuove tecnologie: l’isolamento dei singoli individui davanti allo schermo del computer o del telefonino di ultimissima generazione; la penetrazione sempre più invasiva di questi mezzi nell’intimità della vita privata; la pressione psicologica alla quale il continuo flusso di informazioni costringe gli utenti rischiando di sbriciolarne loro identità e convinzioni; l’influenza nefasta della pubblicità; l’enorme percentuale di pornografia presente in rete ed accessibile sempre più facilmente; la voglia di apparire che annulla ogni tabù, e l’ansia da competizione che circonda anche i più piccoli. Ma – ha continuato Meazzini – noi, come cristiani, siamo chiamati a rispondere alle sfide che la società di ogni tempo ci lancia. È necessario, dunque, non arrendersi, ma “contrattaccare”, diventando esperti di queste nuove tecnologie, così da poterle riempire di contenuti e di valori validi e positivi; non dimenticando la televisione, non a torto chiamata “cattiva maestra”, e la stampa che per milioni di persone resta il principale mezzo di comunicazione.
Riviste come “Il Rosario e le Nuova Pompei”, presente anche in versione digitale sul sito www.santuario.it e accessibile, quindi, in tutto il modo informatizzato, come “Città Nuova”, sulla quale scrive Meazzini, o come tanti altri giornali d’ispirazione cattolica, rivestono un ruolo importante nella nuova evangelizzazione. Esperienze come NetOne (www.net-one.org), che raccoglie e mette in rete le idee, i progetti, gli approfondimenti culturali e le testimonianza di migliaia di comunicatori di tutto il mondo che lavorano o studiano nel campo dei media nella prospettiva dell’unità; o come Davide.it, l’associazione senza scopo di lucro fondata da don Ilario Rolle, che da oltre dieci anni promuove ogni forma di tutela dei minori, con attenzione ai soggetti più deboli, o a rischio di abuso o violenza, con particolare riferimento all'ambito telematico, testimoniano che è possibile operare positivamente e da cristiani in rete. Dall’interessante dibattito che ha concluso l’incontro sono emersi diversi spunti di riflessione, in particolare sul ruolo che devono giocare la famiglia, le istituzioni scolastiche e le parrocchie nella sfida cui sono chiamate dalle nuove teconologie. La famiglia, innanzitutto, non smettendo di imporre regole ed utilizzando l’irrinunciabile arma del dialogo, deve dare fiducia ai giovani, senza mai lasciarli soli, aiutandoli ad usare la propria naturale predisposizione per le nuove tecnologie e la facilità di apprendimento che hanno per fare della rete un vero ambiente di fraternità. La scuola deve fornire competenze, insegnare un uso critico delle informazioni presenti in rete e diffondere una cultura della sicurezza informatica. La parrocchia e le associazioni laicali, non disdegnando i nuovi media, devono offrire ai giovani alternative alla visione solo digitale dell’esistenza, perché – come profeticamente scritto da Giovanni Paolo II nel 2002– i “rapporti mediati elettronicamente non potranno mai prendere il posto del contatto umano diretto, richiesto da un'evangelizzazione autentica”. C’è una cosa, infatti, che non si può trasmettere sul web: la felicità. E se è vero che le autostrade informatiche offrono grandi possibilità di diffusione del messaggio cristiano, è anche vero che la gioia che viene da Cristo avrà sempre bisogno di essere trasmessa per le vere strade del mondo.