UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Pornotv: l'Italia
resta al palo

Arriva il decreto, ignorata la direttiva Ue: non viene rispettato il divieto totale previsto da Bruxelles, che però non si danna per imporlo. Ne parla il presidente del "Comitato tv e minori" Franco Mugerli.
10 Maggio 2011
Arriva la classificazione dei programmi tv gravemente nocivi per i minori. È uscita in Gazzetta Ufficiale e fornisce agli o­peratori i criteri per stabilire quali so­no le trasmissioni che devono esse­re mandate in onda solo negli orari notturni (dalle 23 alle 7) e solo in for­ma criptata, sui canali ad accesso condizionato. Si tratta di un decreto ministeriale che recepisce, con alcu­ne modifiche, le indicazioni fornite dal Comitato tv e minori e dall’Auto­rità delle comunicazioni, sulla base di quanto stabilito dal decreto legislati­vo del 5 marzo 2010 (decreto Roma­ni), che modifica il Testo unico del 2005 (la cosiddetta legge Gasparri) e che recepisce la Direttiva europea Servizi, media e audiovisivi del 2007. Direttiva che un tempo era cono­sciuta come 'Tv senza frontiere' e che è stata nuovamente aggiornata il 5 aprile del 2010.
 
In concreto il testo individua gli am­biti tematici (violenza, sessualità, te­matiche sociali, relazionali e com­portamentali) e le modalità con i quali vengono rappresentati (grado di insistenza, livello di realismo, fre­quenza, gratuità delle scene rispetto alla narrazione), per i quali un pro­gramma deve essere classificato (ba­sta un solo aspetto) come grave­mente nocivo e quindi essere tra­smesso solo in orari notturni.
Fin qui il dato normativo, che in­dubbiamente, come specifica il pre­sidente del Comitato tv e minori, Franco Mugerli, presenta aspetti po­sitivi. Restano tre nodi essenziali.
 
Il primo riguarda la reiterata non ap­plicazione della direttiva europea, che vieta espressamente (nell’ultima versione al comma 1 dell’articolo 27) la messa in onda di programmi tele­visivi, che possano «nuocere grave­mente » ai minori, consentendo ne­gli orari notturni solo quelli sempli­cemente definiti come «nocivi».
Norma che nelle direttive europee non è mai stata modificata e si ripe­te sempre uguale dal 1989, ma che, nei fatti, la Ue non si è mai premura­ta di far rispettare. Fin dal primo mo­mento, infatti, le tv criptate trasmet­tono regolarmente, in tutta Europa, programmi pornografici e violenti (gravemente nocivi) senza incorrere in sanzioni. Né tanto meno la Ue, co­sì solerte su altre questioni, si è preoc­cupata di comminare sanzioni agli Stati membri che, come l’Italia, con­sentono le eccezioni attraverso le leg­gi che recepiscono la norma prima­ria europea. Secondo Mugerli, «risulta una ri­chiesta di chiarimenti da parte della Commissione europea in merito al recepimento della normativa, anche sui programmi gravemente nocivi». Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi mesi.
 
Il secondo nodo riguarda il regola­mento sui sistemi tecnici che (in ba­se alla direttiva Ue e alla norma che la recepisce) devono servire per im­pedire concretamente ai minori l’ac­cesso ai programmi gravemente no­civi. Da qualche mese, come spiega lo stesso Mugerli, è in corso «un brac­cio di ferro» con gli operatori. La leg­ge stabilisce che il codice segreto per l’accesso condizionato ai program­mi pornografici debba essere comu­nicato all’utente con modalità riser­vate e che il Pin debba avere caratte­ristiche tali da non poter essere aggi­rato. Gli operatori, però, oppongono difficoltà tecniche di applicazione.
C’è insomma il rischio, rilevano al Comitato tv e minori, che gli impe­dimenti tecnologici possano essere facilmente elusi. In ogni caso, insiste Mugerli, è necessario che «in tempi rapidi» l’Autorità delle comunicazio­ni vari la necessaria «disciplina di det­taglio relativa ai dispositivi tecnici i­donei a escludere che i minori veda­no tali programmi».
 
Il terzo nodo è relativo al decreto Ro­mani nel suo complesso. L’articolo 34 del Testo unico (recependo la di­rettiva europea) impediva la tra­smissione di film vietati ai minori di 18 anni o che non avevano avuto al­cuna autorizzazione per le sale cine­matografiche, anche se all’articolo 4 non facendo alcuna distinzione fra «nocivi» e «gravemente nocivi», con­sentiva nei fatti la messa in onda di quei programmi sulle tv criptate sen­za limiti di orario. Il decreto Romani, invece, stabilisce che simili pro­grammi possano essere trasmessi so­lo di notte, ma elimina completa­mente, come sottolinea Mugerli, il principio fissato nel divieto tassativo previsto dal comma 1 dell’articolo 27 della direttiva comunitaria.