UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quando Facebook non basta

“OccupyScampia”: tutti in piazza, dopo il tam tam su Facebook e Twitter, contro il presunto coprifuoco imposto dalla Camorra. Da  padre Domenico Pizzuti, gesuita che a Scampia ci vive, l'augurio che oltre l'onda mediatica, ci sia chi si spende per riappropriarsi del territorio, nella concretezza quotidiana e pagando di persona. 
3 Febbraio 2012
“OccupyScampia”. È il nome della mobilitazione che si terrà il 3 febbraio pomeriggio nel quartiere di Scampia, a Napoli, noto soprattutto per la presenza di clan camorristici. La manifestazione, nata come risposta alla notizia del quotidiano “Il Mattino” in cui si parlava di un presunto coprifuoco imposto da parte di gruppi camorristici a Scampia, ha sollecitato la mobilitazione a piazza Giovanni Paolo II, al centro di Scampia, grazie a Facebook e Twitter.

 
Le mobilitazioni non bastano. “Non sono contrario alle mobilitazioni, ma da sole non bastano. È necessario un vero contrasto alla criminalità da parte delle forze dell’ordine per riconquistare un territorio alla legalità”. Padre Domenico Pizzuti, sociologo gesuita, che vive nel quartiere di Scampia, commenta così la mobilitazione di domani. “La notizia del coprifuoco in verità – racconta padre Pizzuti – era girata l’altra sera anche nei dintorni del Lotto P dove un gruppo di persone era radunato nella chiesa di Santa Maria della speranza per individuare strategie pastorali e sociali che riguardavano anche gli abitanti fedeli o meno del Lotto P”. Per il religioso, “la mobilitazione dei cittadini contro la criminalità organizzata non è prerogativa di alcuno, né degli abitanti e delle associazioni di Scampia, né di altri cittadini, associazioni e movimenti che con un messaggino sui social network scoprono che non si può tollerare un presunto coprifuoco, espressione di dominio da parte di qualche gruppo della criminalità organizzata sul territorio nel XXI secolo”.
Sradicare il fenomeno. “Al di là di comunicazioni e mobilitazioni ‘virtuali’ dell’ultima ora, è noto – sottolinea padre Pizzuti – che comunità di prassi educative, sociali e culturali non mancano a Scampia da parte di associazioni e movimenti per far acquisire nuovi valori e modelli di comportamento da parte delle giovani generazioni in modo da estirpare modelli violenti e di sopraffazione”. Infatti, “se da un lato i camorristi si arricchiscono con lo spaccio della droga, dall’altro c’è chi va ad acquistarla”. Certo, “rimane il problema di gruppi della camorra con i loro traffici sul territorio, che sono delle enclave e dei bunker armati tra pacifici cittadini”. La criminalità organizzata, ribadisce il gesuita, “va contrastata efficacemente con investigazioni e interventi repressivi delle forze dell’ordine e con la sottrazione dei loro patrimoni. Certo, non si può tollerare l’occupazione del territorio, le correnti di traffici nazionali e internazionali e l’erogazione della violenza. Alla camorra occorre togliere l’humus sottostante sia offrendo opportunità educative e lavorative ai giovani sia con un contrasto efficace delle attività criminali. Non bastano dei blitz, serve sradicare il fenomeno a fondo”. “Dopo – afferma padre Pizzuti – si può pure occupare simbolicamente la piazza intitolata a Giovanni Paolo II”.
Non seminare panico. “È benvenuto chiunque decide di uscire dalle vie virtuali e, anche se per un giorno solo, decide di vivere le vie della sua città a Scampia. Scampia non è di nessuno, tantomeno delle associazioni e dei gruppi che la popolano. E chiunque voglia aggiungersi nel quotidiano avrà la nostra accoglienza”, scrivono in una nota Giovanni Zoppoli e Chiara Ciccarelli, del Centro territoriale Mammut, che promuove varie attività a favore di bambini, ragazzi e migranti. “Invitiamo tuttavia chi ha il ‘potere’ della comunicazione di massa (includendo nella massa anche il popolo di Twitter) a fare molta attenzione, soprattutto in momenti delicati come questi – proseguono –. È fatto noto che nell’area nord di Napoli ci sono giorni di tensione, dovuti ad un assestamento tra i poteri camorristici locali. Ma seminare panico e paura, diffondendo notizie infondate su ‘coprifuoco’ e diktat della camorra, può servire solo a ‘occupare’ Scampia e Napoli con la paura, seminando panico e false illusioni sulla forza della camorra stessa”. Di qui il rispetto per “la buona fede di chi si è aggiunto al popolo della rete, pensando di fare del bene nell’onda mediatica del momento”. “Lo stesso rispetto – dicono – chiediamo a chi, in buona fede, sta contribuendo alla costruzione mediatica che vuole Scampia divisa in buoni e cattivi. Tutto questo fino ad oggi non è servito ad altro che ad alimentare la spirale di criminalità, miseria, abbandono in cui vive il quartiere”. Di qui l’auspicio che “le belle energie che si sono mobilitate in questi giorni, riescano invece a svincolarsi dall’onda mediatica e dell’entusiasmo del momento, aggiungendosi, con discrezione e nel rispetto di chi a Scampia ci vive, a quanto di vivo e forte nel quartiere si muove da anni”. Infine un appello: “Invitiamo tutti ad aggiungersi alle tante richieste di associazioni e cittadini, perché sul territorio possa nascere un’altra economia di vita (unica vera alternativa al sistema camorra), a partire da piccole misure di ripresa degli spazi pubblici del quartiere e dalla condivisione quotidiana delle gioie, delle paure e dell’esistenza di bambini, ragazzi e adulti di Scampia”.