UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quando il cinema avvicina a Dio

Sono circa un migliaio (più della metà al Nord) e ogni anno ospitano quattro milioni di spettatori. Le "sale della comunità" propongono visioni e ad ascolti divertenti, ma nello stesso tempo attenti ai valori evangelici. Da Avvenire, una riflessione di padre Vito Magno sul ruolo pastorale del cinema...
31 Ottobre 2012
«Avendo constatato che per i giovani d’oggi il cinematografo è diventato un’esigenza, cercherò di tenere vicino a me i giovani offrendo loro lo svago di pellicole divertenti, ma istruttive e sane». Così scriveva al vescovo il parroco nato dalla penna di Guareschi. In «Don Camillo e i giovani», il romanzo che uscì nel 1969, dopo la morte dell’autore, vengono fotografati gli anni a ridosso del Concilio Vaticano II, quando le parrocchie si attrezzavano di sale parrocchiali agitando lo slogan «Un cinema ogni campanile». Già negli anni ’50 se ne contavano in Italia circa 6.000 e costituivano, soprattutto nei piccoli centri, l’unico modo per vedere i film.
Oggi esse vivono una nuova stagione, nonostante debbano fare i conti con l’avvento dei colossi Multiplex e con la digitalizzazione, che rischia di farne sparire molti per i costi a cui vanno incontro. Sono circa un migliaio, oltre il 50% si trovano nel Nord, e ogni anno ospitano quattro milioni di spettatori. Ma la cosa più importante è che hanno preso un altro nome, si chiamano sale della comunità, e rispetto a quelle dalle panche di legno e dalle pellicole traballanti, si prefiggono di servire culturalmente e pastoralmente il territorio, dopo che per decenni erano rimaste chiuse. «Occorre usare i cinema per avvicinare a Dio anche coloro che non credono o almeno non frequentano la chiesa» raccomandava ai parroci il cardinale Dionigi Tettamanzi quando era arcivescovo di Milano.
Non è, infatti, da poco l’occasione di evangelizzare che queste sale offrono agli operatori pastorali e ai sacerdoti che in numero crescente assumono la direzione, come risulta da una ricerca dell’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema).
Un’occasione tanto più importante in quanto le attività poliedriche che in questi luoghi d’incontro si svolgono, cercano di intercettare soprattutto le esigenze culturali dei giovani: film, spettacoli, concerti. Non dovrebbe risultare difficile trovare film e canzoni, che raccontano la vita e contengono proposte spiritualmente mirate. La produzione cinematografica, a considerare i festival e le rassegne che si susseguono, gode buona salute. Se mai ad essere carente è l’ispirazione artistica a motivo della perdita dei valori e della drammatica scristianizzazione della società. Lo si nota nei film che registrano i maggiori incassi, la cui povertà culturale, salvo eccezioni, è avvilente. Opere scaturite a tavolino per sfruttare la commozione del pubblico, nelle quali il cattolicesimo viene presentato in maniera contraddittoria, quando non addirittura caricaturale. La stessa presa di posizione degli enti cinematografici, che negli anni ’60 e ’70 era incalzante, si è attenuata a tutto vantaggio di un impegno sociale e di una sacralità della vita in funzione del mercato.
Capita così che i giovani, principali fruitori di questi 'prodotti', sono le prime vittime di un sistema che ne sfrutta l’ingenuità e l’ignoranza, e li condiziona a seguire vuoti messaggi di personaggi equivoci.
Spetta alle sale della comunità dare spazio a visioni e ad ascolti divertenti, ma nello stesso tempo ad essere attenti ai valori evangelici. È la sfida posta alla Chiesa dalla cultura mediatica e digitale, di cui il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione non ha potuto fare a meno di tenere presente. In particolare suor Maria Antonietta Bruscato, superiora generale delle Figlie di San Paolo, ha ricordato ai vescovi il pensiero fisso del beato Giacomo Alberione: «La comunicazione, primo areopago del tempo moderno, ha bisogno di anime accese di fede».
Non è superfluo il richiamo alla passione, insieme naturalmente alla preparazione culturale, che gli operatori della comunicazione devono avere, senza le quali difficilmente un discorso sulla fede può attecchire nelle coscienze.
L’auspicio è che nell’Anno della fede si moltiplichino iniziative che, a partire anche dal cinema, trasmettano valori, a prescindere dalle sale della comunità.
 
Vito Magno