UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quando internet cambia il giornalismo

Il profilo del social media editor è ormai una realtà al centro del dibattito di esperti e giornalisti. Dopo il New York Times, la Bbc e altre testate giornalistiche straniere, complice un po’ la crisi economica e la riduzione degli organici redazionali, si fa strada la figura del giornalista digitale.
4 Novembre 2009

Il profilo del social media editor è ormai una realtà al centro del dibattito di esperti e giornalisti. Dopo il New York Times, la Bbc e altre testate giornalistiche straniere, complice un po’ la crisi economica e la riduzione degli organici redazionali, si fa strada la figura del giornalista digitale. Nell’emittente pubblica britannica, infatti, si dà spazio a questo professionista che possa coordinare le attività collegate con i social media. Il giornalista che occuperà questa nuova poltrona avrà proprio il compito di aiutare ad esplorare e navigare la realtà dei social media. “Come anche altre realtà editoriali – ha detto Nic Newman, dipartimento tecnologia Bbc – siamo all’inizio di qualcosa di molto entusiasmante. Riconosciamo l’importante ruolo giocato dai social media. Pensiamo che la decisione di aprire la posizione di social media editor sia il modo migliore per potere capire cosa realmente funzioni e cosa non”. Si tratta, quindi, di una fase esplorativa per la Bbc, che, però, ha già dimostrato di essere pronta ad investire in modo significativo nella realtà del Web. L’apertura di questa nuovissima posizione, infatti, è una decisione che segue l’attuazione di un restyling completo delle pagine online. Il sito è stato modernizzato ed è chiaramente orientato verso il Web 2.0. “Raggiungere l’utente con i social media – spiega ancora Nic Newman – è un modo di prendere in seria considerazione il nostro pubblico e ciò è prioritario per la Bbc”. Ad avvalorare questo “appetito per il digitale” c’è una ricerca condotta intervistando 3.800 giornalisti di 79 quotidiani a stelle e strisce. L’indagine è svolta da Media Management Center, ha distinto sei diversi profili, a seconda del grado di digitalizzazione desiderato, a partire dai cosiddetti “digitali”, che già trascorrono gran parte del proprio tempo lavorando online, fino ai nostalgici dell’attività di redazione dei tempi precedenti l’avvento di Internet. L’80 per cento degli intervistati è favorevole a una digitalizzazione ulteriore della a professione e lamenta la lentezza nel cambiamento delle sale stampa. I nostalgici sono solo il 6 per cento e coloro che vorrebbero mantenere lo status quo il 14 per cento. La spinta verso una maggiore digitalizzazione è dovuta principalmente a due importanti fattori: l’ampio utilizzo del Web per scopi personali con una conseguente e già maturata conoscenza della Rete e il diverso rapporto che si può costruire con un pubblico online. Lavorare di più su Internet significa, quindi, riuscire a indagare le preferenze della propria audience grazie a un contatto decisamente più diretto con i lettori. Altri stimoli di rilievo sono la propensione al cambiamento, un approccio favorevole a imparare e migliorare le proprie abilità di utilizzo delle nuove tecnologie, nonché il desiderio di rimanere al passo con gli sviluppi del settore. In generale, si tratta di un atteggiamento positivo verso il futuro, che porta a considerazioni di soddisfazione per il proprio impiego e a segnali di ottimismo per l’avvenire. Il 77 per cento dei giornalisti intervistati, infatti, si ritiene contento del proprio lavoro. (vincenzo grienti)