UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quando la fantasia trasforma la catechesi

«Non ho mai visto un bambino uscire dalla scuola pieno e precipitarsi in parrocchia, a catechismo, senza neanche fare merenda». Marinella è una giovane mamma di Falconara Marittima e racconta la sua esperienza nella parrocchia Beata Vergine Maria del Rosario, da cinque anni guidata da don Giovanni Varagona, parroco di frontiera, da poche settimane direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose di Ancona.
14 Ottobre 2014
«Non ho mai visto un bambino uscire dalla scuola pieno e precipitarsi in parrocchia, a catechismo, senza neanche fare merenda». Marinella è una giovane mamma di Falconara Marittima e racconta la sua esperienza nella parrocchia Beata Vergine Maria del Rosario, da cinque anni guidata da don Giovanni Varagona, parroco di frontiera, da poche settimane direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose di Ancona. Un pedagogista che negli anni ha trovato anche modo di lavorare nelle carceri e di aprire, proprio a Falconara, il primo Centro giovanile comunale. Don Giovanni (per tutti don Giò) ha preso alla lettera papa Francesco, soprattutto quando dice che «la rivoluzione, innan-zitutto, sia nei nostri cuori, nella testa», perché un’esperienza di fede che non sia creativa rischia di diventare rigida ed incartapecorita.
«Sono partito – spiega don Giovanni – l’incapacità delle nostre comunità di affascinare al Vangelo i ragazzi con gli schemi consueti. Occorre inventare altro. Serve guardare ai bisogni delle persone attivando relazioni d’aiuto che si giochino sull’empatia, sull’ascolto. Elementi che aiutano a intercettare le della persona che si rivolge alla comunità, sia per chiedere aiuto, sia più spesso per un servizio come la catechesi per i bambini. Anche qui troppo spesso ci si focalizza sulla tradizionale preparazione ai sacramenti. Il bambino che entra nella stanza di catechismo, resa attraente e non grigia come spesso accade, deve vivere un’esperienza che è di gioia, vitalità, entusiasmo. Perché un catechismo che non genera felicità nell’incontro con Cristo risulta inefficace, genera indifferenza e distanza dalla fede.
Nel libro che racconta questa avventura e che il parroco ha titolato Con due colori, l’esperienza viene definita «catechismo in assetto gestaltico». «Parola complicata che invita a cambiare prospettiva, a dare alla realtà uno sguardo più pieno e profondo. Non dogmi e nozioni: occorre contattare il cuore, il proprio e quello di Gesù. Un’esperienza che aiuta a trasformare la fede in vita vissuta. Fare esperienza significa coinvolgere l’intera persona, nelle sue componenti che sono emotiva, relazionale, corporea, cognitiva. Un progetto sperimentale che ha come linea-guida il tentativo di curare un ciclo di preparazione, annuncio, esperienza, chiusura».