UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quell'intollerabile “cura” per una dipendenza psicotecnologica

Deng Senshan, un ado­lescente cinese che passava troppe ore nel mondo virtuale di Internet è stato ammazzato di botte dai guardiani del centro di ' ria­bilitazione' in cui era stato ricoverato dai genitori per es­sere guarito dalla sua dipendenza. Un per­corso riabilitativo troppo drastico per risol­vere un problema che angustia non poco le autorità cinesi, il fenomeno della dipendenza da internet...
20 Agosto 2009

Deng Senshan, un ado­lescente cinese che passava troppe ore nel mondo virtuale di Internet è stato ammazzato di botte dai guardiani del centro di ' ria­bilitazione' in cui era stato ricoverato dai genitori per es­sere guarito dalla sua dipendenza. Un per­corso riabilitativo troppo drastico per risol­vere un problema che angustia non poco le autorità cinesi, tanto da spingerle a istituire strutture di recupero che ricordano un passa­to non tanto remoto nel tempo, quando le ' guardie rosse' rieducavano i borghesi e gli intellettuali con metodi altrettanto inumani.
  Il fenomeno della dipendenza da Internet non è certo nuovo, ed è stato molto studiato negli Stati Uniti a partire dai primi anni 90, ma è stato in Giappone che ha avuto la sua manifestazione più plateale. Per indicare lo stato di completa sudditanza in cui si riducono molti adolescenti nei confronti del ciberspazio è stato creato in Giappone il termine "hikikomori": ragazzi che per mesi o anni si rinchiudono in camera per tentare la fuga nel mondo virtuale, rifiutando una vita tradizionale, intessuta di rapporti diretti con genitori e amici, e coltivando solo rapporti mediati dalla rete. Se non fosse per il soddisfacimento di alcuni bisogni elementari essi sparirebbero felicemente o infelicemente nel ciberspazio. Ma tentativi di fuga nel virtuale sono compiuti anche da casalinghe demoralizzate o da professionisti delusi: costoro si creano una falsa identità più gratificante di quella che devono offrire ogni giorno alla famiglia e al prossimo e finché sono connessi dimenticano le loro frustrazioni. Perciò stanno in Internet per molte ore ogni giorno, rinunciando a vivere la vita reale per vivere una vita virtuale.
  Si tratta di fenomeni ' psicotecnologici' di grande rilievo. L’uomo è una creatura della comunicazione: la sua struttura corporea e la sua intelligenza si sono co- evolute in stretta interazione con l’ambiente e ne è scaturito un apparato neuro- sensoriale e cognitivo che filtra le stimolazioni della realtà e costruisce il mondo da noi percepito, che è diverso da quello di ogni altra specie. Su questo apparato, come abbiamo scoperto negli ultimi sessant’anni, s’innesta la tecnologia ( specie quella informazionale), la quale prolunga l’evoluzione biologica in un’evoluzione biotecnologica, modifica le categorie fondamentali della percezione e della cognizione e influisce anche sulle emozioni. Lungi dall’essere un fenomeno superficiale, la tecnologia incide dunque sul nostro modo di vedere il mondo e sulla nostra essenza cognitiva ed emotiva più riposta. Così le ' macchine della mente', dalla Tv ai cellulari, dai computer a Internet, si insinuano in un sistema neuro- percettivo che sembra fatto apposta per accoglierle, dando luogo ad effetti a medio e lungo termine che solo ora cominciamo a intravvedere e che coinvolgono anche la strutturazione delle connessioni cerebrali. La naturalità con cui la tecnologia della comunicazione si salda con la psicologia ha anche basi neurologiche: il piacere che ciascuno di noi prova nell’interazione dialogica con gli altri provoca un rilascio di mediatori cerebrali, le endorfine, che sono associate alle attività piacevoli. È probabilmente questo meccanismo biochimico che sta alla base dell’assuefazione e della dipendenza dalla comunicazione virtuale, per esempio tramite le reti sociali: avere a disposizione un mondo senza limiti, di facile accesso, con platee sterminate di interlocutori a costo praticamente nullo provoca forti scariche endorfiniche e quindi un piacere al quale è sempre più difficile rinunciare. Prendere a botte questi ' intossicati' non è certo la soluzione: prima di tutto bisognerebbe cercare di capire bene il problema.
 

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