UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Radio Cittadella, 5 lustri di bene

La carità non è solo dare il pane. Lo ripeteva spesso monsignor Guglielmo Motolese, storico arcivescovo della diocesi di Taranto e direttore nazionale della Caritas. Esiste una carità culturale che trova nei mezzi di comunicazione sociale lo strumento ideale di diffusione del bene.
5 Luglio 2016

La carità non è solo dare il pane. Lo ripeteva spesso monsignor Guglielmo Motolese, storico arcivescovo della diocesi di Taranto e direttore nazionale della Caritas. Esiste una carità culturale che trova nei mezzi di comunicazione sociale lo strumento ideale di diffusione del bene. Con questo intento a Taranto, nel giugno 1991, nacque Radio Cittadella, che ha appena compiuto 25 anni di vita. «La voce di questa radio – disse Motolese dando il via alle trasmissioni – metterà in evidenza le testimonianze di tanto bene che si profonde in città. Contribuiremo così alla rinascita di tutto il territorio e all’opera della nuova evangelizzazione».

L’emittente comunitaria d’ispirazione cattolica è espressione della Cittadella della carità, una struttura socio- assistenziale pensata dall’arcivescovo per accogliere anziani soli, malati e indigenti e costruita grazie alle migliaia di offerte della comunità ionica. Anche la frequenza radiofonica, 96.500 Mhz, fu dono di editori locali. La guida della radio è sempre stata affidata a donne: in primis Maria Silvestrini, ai tempi insegnante in pensione e grande appassionata di media, dal 1999 la giornalista Gabriella Ressa. «Alla mia redazione ripeto spesso che tutto può essere raccontato, purché si tenga presente la linea editoriale della radio – spiega Ressa – che ha i suoi capisaldi nella difesa della vita, nella centralità della persona sulla notizia e nei valori di cui si compone l’orientamento cristiano ». Radio Cittadella è stata negli anni anche palestra professionale per molti giovani, che così hanno potuto iscriversi all’albo professionale dei giornalisti pubblicisti e trovare spazio in testate giornalistiche locali e nazionali. E sono più di un centinaio i volontari che hanno operato negli anni come tecnici, autori e speaker. «Chi ci ascolta, ascolta una radio di qualità, di contenuti, ma anche di bella musica, di belle voci. Eppure dietro non c’è un grande apparato – conclude Ressa – ma persone che donano un po’ del proprio tempo per un grande progetto di bene».

da Avvenire del 5 luglio 2016, pag. 15