UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rapporto Censis/Ucsi: dal digital divide al press divide, mentre crescono i social network

Abbandonare i giornali a pagamento a favore dei mezzi digitali. Ecco, complice la crisi economica, la tendenza più significativa emersa (secondo il rapporto Censis-Ucsi) nell’ultimo biennio, insieme alla crescita esponenziale dei social network, Facebook in testa.
19 Novembre 2009
Gli anni della crisi, tra il 2007 e il 2009, segnano la generale espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento e a pagare lo scotto maggiore è la carta stampata, con la crescita di quello che si può definire il press divide (ovvero l’abbandono dei giornali a favore dei mezzi digitali). Tutto ciò mentre si registra una crescita esponenziale dei social network, con Facebook in testa, un nuovo mezzo che per il 42,4% degli internauti sottrae tempo alla lettura dei libri. Questo lo scenario di progressiva digitalizzazione dei media disegnato nell’ottavo rapporto Censis/Ucsi, “I media tra crisi e metamorfosi”, presentato stamattina a Roma.
La lettura dei quotidiani a pagamento almeno una volta alla settimana è passata dal 67% al 54,8%, invertendo una tendenza leggermente positiva che si era registrata negli anni immediatamente precedenti al 2007. Se poi si guarda agli utenti abituali, ovvero quelli che il giornale lo prendono in mano almeno tre volte in sette giorni, si passa dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009. Una flessione che non è compensata neanche dalla free press, che però rimane stabile (passa dal 34,7% dell’utenza al 35,7%) a causa di una sorta di migrazione dei lettori più istruiti dalla stampa a pagamento a quella gratuita.
Cala fortemente la lettura dei periodici (-14,6% negli ultimi due anni) insieme anche a quella dei libri (dal 59,4% degli italiani del 2007 al 56,5% del 2009), mentre rimane quasi stabile l’uso dei telefonini (dall’86,4% all’85%) ma con modalità più parsimoniose: scegliendo magari di mandare sms piuttosto che di connettersi ad Internet.
Anche per la rete la crescita è minima: dal 45,3% del 2007 si è passati al 47% del 2009, ma il fenomeno può considerarsi fisiologico perché, nel momento in cui la rete è diventata familiare all’80% dei giovani e al 70% dei soggetti più istruiti, si va verso una dimensione di saturazione e il dato complessivo può aumentare solo con estrema lentezza.
Insomma la dieta mediatica degli italiani ha subito notevoli cambiamenti e il numero delle persone che ha un rapporto esclusivo con i media audiovisivi è sostanzialmente stabile (dal 28,2% al 26,4%), mentre diminuiscono in modo sostanziale quanti a radio e tv accompagnano la carta stampata (dal 42,8% al 24,9%). Quindi diminuisce il digital divide, cioè coloro che non usano mezzi digitali mentre aumenta il press divide: nel 2006 era il 33,9% degli italiani a non avere contatti con la stampa mentre nel 2009 si è arrivarti al 39,3% (+5,4%). Questa distanza aumenta in modo rilevante tra i giovani (+10%), gli uomini (+9,9%) e i soggetti piu’ istruiti (+8,2%) quelli cioè ritenuti il traino della modernizzazione del Paese.
Un discorso a parte merita la “piazza virtuale” del social network, che per gli italiani rappresenta soprattutto un luogo dove incontrare gli amici e scambiare quattro chiacchiere: si viaggia sul web 2.0 soprattutto per mantenere i contatti con gli amici (70.5%), oppure per ritrovare quelli che si pensava smarriti da tempo e distanza, come i compagni di scuola (57,8%).
Sono cinque i social network più popolari in Italia: Facebook, noto al 61,6% degli italiani, YouTube (60,9%), Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e MySpace (31,8%). Se si considerano soltanto le risposte fornite dal campione dei giovani, le già elevate percentuali raggiungono valori ancora più alti.
Tra le motivazioni che hanno spinto gli utenti a iscriversi a Facebook non figurano né il desiderio di mettersi in mostra, né la speranza di intrecciare una relazione intima, che hanno spinto appena l’1,8% degli intervistati all’iscrizione (e in particolare maschi). Osservando quali sono le attività che gli utenti preferiscono svolgere su Facebook quando sono connessi, la preferita risulta “guardare cosa c’è nelle bacheche degli amici” (41,2%), seguita da “inviare messaggi personali” (40,5%).
Va sottolineato che il 54,6% degli utenti fa parte di gruppi di interesse o ha sottoscritto citazioni apparse su Facebook, e che il 10% ha effettivamente partecipato a eventi sociali, manifestazioni politiche, spettacoli di cui è venuto a conoscenza tramite il social network. Inoltre, più di un utente su quattro constata che da quando si è iscritto a Facebook tende a dedicare meno tempo ad altre attività (il 26,8%) e tale sensazione è maggiormente percepita dalle donne (il 32,2%) e dalle persone meno istruite (il 31,2%).
 

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