«Come crederanno in Colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?». Dopo 2000 anni di cristianesimo, questi interrogativi, rivolti da Paolo nella Lettera ai Romani, risuonano attuali. Oggi, nell’era digitale, c’è bisogno, come agli albori del mondo cristiano, di annunciatori della Parola e di comunicatori della Verità: preparati e determinati ad affrontare le sfide di una società multiforme.
L’arcidiocesi di Ravenna-Cervia ha colto l’urgenza di offrire alle comunità e alle parrocchie animatori e operatori della cultura e dell’informazione al servizio della Parola e del magistero attraverso l’uso dei media, attenti all’esigenza di «abitare con cuore credente», come ha affermato Benedetto XVI, le piazze del mondo digitale. Al termine dell’VIII corso diocesano, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali e dal settimanale diocesano RisveglioDuemila, con la collaborazione dei Portaparola diocesani, l’arcivescovo Giuseppe Verucchi ha conferito ai corsisti il mandato di animatori della cultura e dell’informazione.
«Avete il compito di comunicare la salvezza – ha detto il presule – e di comunicarla bene, con cuore fedele alla persona, alla famiglia, alla Chiesa, al Regno di Cristo nel mondo. Dovete essere liberi di proclamare la Verità, sempre e con ogni mezzo». Ricordando il primo 'Portaparola della Chiesa', san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che consegnava di casa in casa foglietti redatti di sua mano con le verità della fede cattolica, Verucchi ha invitato gli animatori a essere ovunque comunicatori del bene e della bellezza, per contrastare la dilagante diffusione del male che si nutre della falsità e della menzogna.
Le parole dell’arcivescovo fanno eco a quelle di Benedetto XVI al recente convegno «Testimoni digitali»: «Anche nella Rete digitale siete chiamati a collocarvi come 'animatori di comunità', attenti a preparare cammini che conducano alla Parola di Dio, e a esprimere una particolare sensibilità per quanti sono sfiduciati e hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche. La Rete potrà diventare una sorta di 'portico dei gentili' dove fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto».
Don Giovanni Desio
Direttore Ufficio diocesano Comunicazioni sociali e di «RisveglioDuemila»