UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

RdC: il virus e l’immaginario

Dal 30 aprile il nuovo numero della "Rivista del Cinematografo"
30 Aprile 2020

La copertina del nuovo numero della Rivista del Cinematografo, disponibile dal 30 aprile, porta il titolo di Cronache romane: accostamento ironico tra le Cronache marziane di Roy Bradbury e le Vacanze romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn, ritratti nell’immagine grafitata della cover sulla proverbiale Vespa ma con indosso le mascherine. Titolo e immagine segnalano quel cambio d’immaginario che il reportage fotografico di Andrea Agostini (Roma deserta) testimonia con i suoi scatti in bianco e nero della Capitale in quarantena. Una Roma inedita, misteriosa, quasi metafisica, altra rispetto a quella da cartolina messa in scena innumerevoli volte dal cinema. Quella Roma rievocata da Silvio Danese e da Oscar Iarussi nei loro excursus iconografici e filmografici. Questa trasfigurata dal virus, è invece una città che parla del profondo e probabilmente irreversibile cambio di paradigma a cui la pandemia sta sottoponendo il nostro sguardo: anche a livello di immaginario nulla sarà più come prima.

Lo confermano i registi e gli sceneggiatori coinvolti nello speciale Le storie di domani: Gianni Amelio, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Eleonora Danco, Nicola Guaglianone, Francesco Patierno, Alice Rohrwacher e Daniele Vicari riflettono sul futuro del cinema e sul modo con cui si racconterà per immagini la tragedia di questi giorni. «La mia speranza è che, se e quando si tornerà ad abbracciarsi, si tornerà con più gioia al cinema, perché ci saremo resi conto di quanto può essere triste vedere i film nella solitudine della propria casa» è l’auspicio ad esempio di Alice Rorwacher.

Il cinema, e più in generale l’arte, è un invito a sperare, laddove restituisce un senso al mondo e ci fa scorgere il bello, come sottolinea nel suo editoriale il direttore Davide Milani: «Non di solo pane vivrà l’uomo risponde Gesù al demonio tentatore che vuole indurlo ad usare la sua potenza divina per trasformare i sassi in cibo, per limitare ad azioni materiali la sua reale mi fassione di annunciatore di parole di vita, speranza, senso, bellezza. C’è un altro alimento che sostiene l’uomo, senza il quale la sua stessa natura viene compromessa: la cultura, appunto».

L’immaginario post-covid è una riflessione che investe anche il passato, il modo in cui rileggiamo i film di ieri, come fanno Gianni Riotta e Giacomo Poretti con il war-movie, e Orio Caldiron con l’On the Road. Mentre la grande letteratura, per la sua vocazione universalistica, può ancora costituire un grande serbatoio di idee per il cinema che verrà: ce lo ricorda Nadia Terranova che immagina il possibile adattamento cinematografico di Quaderno proibito di Alba de Céspedes. E se fossero quelle “scartate” di ieri le storie di domani?

È possibile acquistare il numero della Rivista del Cinematografo al sito www.cinematografo.it o contattando l’ufficio abbonamenti all’indirizzo abbonamenti@entespettacolo.org