Eccellenza, quali vie percorrere per coniugare cultura massmediale e cultura dell’incontro in parrocchia?
Mi sembra che dal tema della Giornata giunga una sollecitazione a rivedere le modalità relazionali delle nostre comunità che a volte sono deboli nelle comunicazioni sociali ma forti nelle relazioni. Se la Chiesa, soprattutto in Italia, è ancora oggi una presenza molto viva, lo si deve al fatto che le parrocchie sono ricche di rapporti umani. Da qui occorre partire perché si rafforzi il legame fra le dinamiche relazionali e la comunicazione che non può essere ridotta soltanto all’uso degli strumenti ma è un servizio prezioso che consente di allargare la dimensione dell’incontro con l’altro. E l’altro può essere il vicino, ma anche chi ha mentalità o visioni non immediatamente riconducibili a un’esperienza di fede.
Negli ultimi anni la Giornata ha fatto riferimento al web. Papa Francesco utilizza spesso Twitter. E il tema del 2014 rimanda ai social network. Come abitarli?
Le reti sociali hanno cambiato la prospettiva della comunicazione. Perché tutti gli agenti della Rete possono essere fornitori di contenuti. Di fronte a questa trasformazione, la Chiesa non si sente spiazzata. Anzi, trova nei social network una dinamica connaturale al suo essere soggetto di comunione e di fraternità. Nella comunità ecclesiale, come ha evidenziato il Papa anche ad Assisi, tutti siamo membri attivi e responsabili. In questo senso le reti sociali ci consegnano una piattaforma che ben si concilia con un cammino di comunione e che può dare slancio al dialogo fra la Chiesa e il mondo. Certo, tutto ciò non è esente da rischi o ambiguità.
Come essere «autentici» dentro i media?
È una grande sfida. Talvolta è difficile capire chi si muove dietro alcune campagne o messaggi. Per il cristiano, questa ambiguità non è tollerabile. La comunicazione della Chiesa è credibile se trasmette quanto si vive nell’incontro personale con Cristo e nel cammino ecclesiale.
Papa Francesco sta facendo breccia nella gente anche grazie al suo stile comunicativo. Quale spinta giunge?
Quando ad Assisi il Papa consiglia che le omelie non siano interminabili e noiose, ci lancia un messaggio dalla forza dirompente. Con i suoi interventi il Pontefice ci richiama all’efficacia comunicativa. E lui ci sta dando un esempio con la sua immediatezza e la sua semplicità, con la capacità di elaborare un linguaggio aderente all’esperienza delle persone, sempre incarnato nella vita.
Un modello da cui attingere.
Direi che papa Francesco ci offre la testimonianza di un grande comunicatore. Ma non perché sa ben usare gli artifici della comunicazione, bensì perché il suo cuore parla attraverso la sua voce e i suoi gesti. Ed è sempre un grande afflato spirituale quello che arriva dalle sue espressioni. Tutti, anche i più lontani, lo colgono e ne sono profondamente toccati.