UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rossano-Cariati: media essenziali nella sfida educativa

L’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò: occorrono strumenti in grado di valorizzare le tante esperienze positive della nostra regione.
20 Ottobre 2010
«Il ruolo della comunicazione è un essenziale contributo, non solo per fare cultura ma anche per contribuire a quella sfida educativa che la Chiesa potrà affrontare solo con l’aiuto di tutti, non ultimi dei media».
Monsignor Santo Marcianò, arcivescovo di Rossano-Cariati e segretario della Conferenza episcopale calabra, guarda con fiducia al ruolo della stampa cattolica.
Eccellenza, in che termini il riscatto di una terra è legato alla comunicazione?
«Sono certo che, attraverso la narrazione delle esperienze, la valorizzazione delle testimonianze, la fiducia nelle indicazioni della Chiesa, i giornalisti cattolici possano contribuire al crescere di quella cultura della vita che vince sulla cultura della morte, radice di ogni mafia».
Anche Giovanni Paolo II, nella visita pastorale compiuta ad Agrigento il 9 maggio 1993, parlò di cultura della vita contrapposta alla mafia. È da qui che deve ripartire la Calabria?
«Ci sono molti modi di lottare contro la mafia. Accanto al compito importantissimo delle istituzioni, alla crescita di una cultura della legalità, al rifiuto netto di collaborare con coloro che si pongono contro la giustizia, esiste la dimensione della cultura in generale e della cultura della vita in particolare. 'Cultura della vita' era un’espressione cara a Giovanni Paolo II il quale non mancava di ricordarci, come fa pure l’attuale Pontefice, l’imperativo morale del riconoscimento della dignità della vita di ogni persona umana, che va promossa e difesa in ogni fase e situazione. In tal senso, la cultura della vita può diventare uno strumento potente ­forse il più potente ­contro la mafia, soprattutto se lo si riesce a valorizzare in chiave educativa».
E questo avviene in Calabria?
«La Settimana Sociale, ha presentato iniziative significative nel mondo del lavoro. Ma tanto resta ancora nell’ombra: ciò che si fa per i poveri, i malati, i minori, la famiglia, per ogni bimbo nel grembo materno, per accogliere le persone disabili e integrare gli stranieri, per contrastare la droga e la prostituzione, oltre allo studio delle problematiche bioetiche. Proprio in questo settore, io stesso ho voluto promuovere un progetto nella mia diocesi e mi auguro che iniziative come questa diventino un stile pastorale capace di diffondere una vera cultura della vita e di offrire quello che è il volto bello e generoso della Calabria».
A chi tocca far emergere questi aspetti?
«La cultura della vita è un patrimonio di tutta l’umanità: il credente, tuttavia, sa vedere nell’uomo l’immagine di Dio.
Noi cristiani, dunque anche gli operatori della stampa cattolica, sappiamo di avere una grande responsabilità di annuncio. E sappiamo che questo è integrato nel Vangelo; anzi, come diceva Giovanni Paolo II, è il 'Vangelo della vita'. Mi sembra che, nelle pagine dei giornali, questo annuncio dovrebbe trovare uno spazio sempre maggiore e che andrebbero inventate modalità sempre più creative per raggiungere, prima di tutto, le comunità cristiane».