UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

ASAF AVIDAN: “Different Pulses” (Polydor)

Cresciuto ascoltando e suonando rock, blues e folk, l’ancor giovane Asaf è un talento puro: specie come vocalist, con quel suo falsetto così personale che ha convinto molti critici a tirare in ballo parallelismi con geniacci di culto come Jeff Buckey, Janis Joplin e Antony Hegarty.
18 Febbraio 2013
La sua voce e il suo carisma artistico hanno incantato Sanremo, confermandolo tra le novità più interessanti e promettenti della scena musicale planetaria. La cosa curiosa è che il Nostro non arriva dai soliti mercati anglo-statunitensi, ma da quell’incredibile crogiuolo di tensioni e intersezioni culturali che è Gerusalemme.
Cresciuto ascoltando e suonando rock, blues e folk, l’ancor giovane Asaf è un talento puro: specie come vocalist, con quel suo falsetto così personale che ha convinto molti critici a tirare in ballo parallelismi con geniacci di culto come Jeff Buckey, Janis Joplin e Antony Hegarty.
Il suo sbarco tra gli ospiti dell’ultimo Festival (dove s’è guadagnato una meritatissima standing ovation) gli regalerà di certo nuovi aficionados trasformandolo da emergente di nicchia a nuovo fenomeno pop. Se saprà gestire le pressioni del successo e continuare a crescere affinando il suo straordinario talento, avremo presto a che fare con uno dei grandi di questo decennio. Per intanto c’è da godersi questa sua ultima impresa: che non contiene l’ormai notissima Reckoning song, ma altre undici perle sospese tra blues e canzone d’autore, e tuttavia avvolte da un’aura così splendente da trascendere qualunque catalogazione stilistica.
(Franz Coriasco)