Fin dalla copertina il nuovo album del trentasettenne cantautore israeliano richiama i grandi eroi del folk-rock americano; Bob Dylan in primis, ma anche Woody Guthrie e in un certo senso, anche Leonard Cohen (nella sobrietà, non nel timbro vocale, giacché Asaf viaggia su tutt’altri registri).
Questo album è la sua terza prova solista, e conferma lo straordinario talento di questo artista che è ormai notissimo anche in Occidente. Canzoni cosmopolite, non foss’altro perché registrate in varie parti del mondo. Un album molto riflessivo e apparentemente dimesso che qualcuno potrebbe anche trovare noioso, ma che in realtà nasconde gemme acustiche di rara purezza.
A dominare tutto c’è ovviamente la sua particolarissima voce, ma anche il sound e i testi sono interessanti; il primo è quasi minimalista ma curato in ogni dettaglio, mentre gli undici nuovi brani raccontano soprattutto la complessità delle relazioni umane. Avidan ha fatto il botto nel 2012 con la famosa Reckoning Song con la quale scalò le classifica di mezza Europa; qui non troverete un hit dall’impatto incredibile come quella, ma tante belle canzoni, perfette per essere sorseggiate con calma e riscaldare un giorno d’inverno.
Franz Coriasco