L’attesa del ritorno di Dan Smith e soci era quasi spasmodica. Ovvio visto che la band britannica era riuscita a passare da un dischetto autoprodotto in trecento copie a un supergruppo pop-rock nel giro di qualche mese.
Con queste premesse è chiaro che la posta in gioco sottintesa dalla pubblicazione di questo loro nuovo album era altissima: il rischio di non riuscire a bissare il clamoroso e sorprendente successo dell’album precedente era elevatissimo, e con esso, l’eventualità di passare dal ruolo di band simbolo di questo scampolo di decennio a meteora destinata ad un rapido oblio.
Rischio del tutto scongiurato, direi. Poiché le nuove canzoni impattano e funzionano benissimo, in quel loro sapiente giostrarsi tra pop energetico e indie-rock di classe. Il sound è insieme possente e intrigante, ed anche se in quest’ambito è pressoché impossibile essere realmente innovativi Wild World ha l’appeal giusto e tutte le carte in regola per risultare tra i dischi più ascoltati della seconda parte di questo 2016 confermando il quartetto londinese tra i gruppi più trendy di questo presente.
Franz Coriasco