UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

DAVID GRAY: “Gold in a brass age” (IHT Records)

Ritorno atteso per uno dei migliori song-writer del Regno Unito...
8 Aprile 2019

Ritorno atteso ed importante per questo che è certamente uno dei migliori e più personali song-writer del Regno Unito.

In questo undicesimo album il cantautore britannico (è nato nei pressi di Manchester, ma è gallese d’adozione) dimostra ancora l’ispirazione e la freschezza della sua gioventù anche se ha da poco compiuto 50 anni.

È passato quasi un lustro dalla sua precedente avventura in sala d’incisione, ma la formula espressiva è ancora quella di sempre: ballate minimaliste di base folk ma rivestite d’elettronica, con un’orchestra molto discreta che fa capolino qua e là: un approccio delicato ed avvolgente per questa manciata di nuove canzoni che catturano fin dal primo ascolto, ma che ne necessitano di molti altri per essere godute appieno.

Ciò che alcuni recensori definiscono folktronica è ciò che emerge dai solchi, anche perché per ciò che riguarda i testi non c’è granché da segnalare: il sentimento amoroso, qui liofilizzato in varie declinazioni, è il protagonista quasi assoluto; amori sminuzzati raccontati senza retorica, e l’amore, sorvolato senza alcuna presunzione filosofica o narrativa. Perché per David, così come per molti suoi colleghi contemporanei, oggi c’è poco da spiegare o da capire; sicché s’affida per lo più alle metafore e alle astrazioni per esprimere il proprio sentire. Non sempre il messaggio è chiaro e efficace, ma di certo per Gray l’importante sono le emozioni, e dunque la ricerca del sound è per molti versi più importante di quella dei contenuti.

 

Franz Coriasco