I modelli di riferimento sono chiari: un po’ Kate Bush e un po’ Bjork, ma con uno stile più immediato e fruibile. High as hope è il quarto album della rossa cantautrice britannica ed è uno dei più attesi, elogiati e venduti di questo scorcio d’estate.
Un passato tormentato alle spalle, nonostante l’immagine eterea e quasi botticelliana, Florence Welch e il suo gruppo hanno assemblato un album che fin dal primo ascolto suona fresco e contemporaneo, e al contempo, elegante e profondo.
Un disco che sta andando forte sia in streaming che in radio, anche se non è chiaro se ciò che aspetta la fanciulla dietro l’angolo sia una nuova deriva secondo il copioni dei “talentuosi e dannati” stile Amy Winehose, o un futuro da nuova popstar planetaria tipo Adele (con cui condivide l’inquietudine del background), o ancora l’esplorazione di nuovi sentieri espressivi, magari anche più avanguardisti di quelli che qui solo s’incrociano qua e là.
Di certo c’è che questo album ha il sapore di una rinascita, di una voglia di esprimere tutta se stessa, vulnerabilità comprese, ma nel segno di una grande speranza nel futuro: la stessa sottintesa dal titolo di questo album che, tanto per evitare fraintendimenti di sorta, è davvero gustoso e ben curato.
(Franz Coriasco)