In un mondo rutilante di parole e parolai, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, un disco strumentale come questo sembra fatto apposta per aiutarci a ritrovare un barlume di serenità e di quiete.
Francesco Garolfi è un signor chitarrista (al servizio tra gli altri di Cristina Donà), ma in questa sua nuova avventura discografica si conferma molto più di un session-man di lusso. Una dozzina di frammenti di straordinaria limpidezza e semplicità: quella semplicità, beninteso, frutto di una faticosa ricerca di sintesi rifuggendo le comode scorciatoie degli effetti speciali o del virtuosismo fine a se stesso. In sintesi, un disco rilassante, godibilissimo, perfetto tanto per far da sottofondo alle riflessioni dell’intimo, quanto per mandare in solluchero gli appassionati dei grandi maestri del country acustico. Il buon Francesco non è Pat Metheny, né Daniel Lanois, né Ry Cooder o Leo Kottke, ma siamo certi che chiunque apprezzi i succitati, troverà tra i solchi ambrosia per le proprie orecchie. (Franz Coriasco)