Undici nuove canzoni per un totale di poco più di mezzora di musica, tra rap, melodismi pop, tematiche da cantautore. Uno stile meticcio e trasversale: è questo che segna il ritorno di Giovanni Luca Picariello, in arte Ghemon, avellinese classe 1982.
L’ibridità del resto è sempre stata una caratteristica fondante del suo modo di esprimersi. Ghemon è cresciuto ascoltando il Liga e i Litfiba, ha iniziato come graffitaro, ed ha ampliato poco a poco le frequentazioni hip-hop, anche grazie agli Articolo 31 e ad Albertino che ne influenzarono le prime mosse nell’ambiente. Trasferitosi a Roma all’inizio degli anni Zero, si laureò in giurisprudenza alla Luiss, lasciò la sua prima band (i Sangamaro), entrò nei Soulville e di lì a poco cominciò a farsi un nome sul web.
Il vero debutto solista arrivò nel 2007 con La rivincita dei buoni e da allora la sua credibilità nell’ambiente ha continuato a crescere con costanza, fino all’approdo sanremese dello scorso anno che lo consacrò tra i talenti più in vista del nuovo pop-rap all’italiana.
Questo è il suo sesto album ed è assemblato col chiaro intento di consolidarne la personalità espressiva e il credito in settori sempre più ampi e differenziati del mercato. Un album ben costruito, tracimante di parole e di rime quasi mai banali che affrontano le mille sfaccettature del sentimento amoroso. La varietà stilistica che l’attraversa è comunque ben controllata e l’impatto conserva una gradevole omogeneità d’insieme.
Franz Coriasco