Parte il singolo che apre l’album, e ti dici, ma che D’Alessio è mai questo? Poi man mano che Buongiorno va, ecco sgomitare l’eroe neomelodico che gli aveva regalato gloria e denaro. Ma il tiro è indubbiamente più vicino alle frenesie rappeggianti odierne che al melodismo iper-poppeggiante che aveva fin qui caratterizzato le sue canzoni, qui rivisitate in modo decisamente spericolato: più che per un’improvvisa sindrome di Peter Pan, per provare a dimostrare che la sua musica regge anche rivoluzionandone l’approccio; il tutto grazie al supporto di personaggi lontani dal suo imprinting più della luna: da Clementino a Boombadash e J. Ax.
A tratti si torna alla sua normalità: andamenti da ballad alla napoletana, ugolate tracimanti di passione e sientimento, dove la furbizia e il talento creativo dell’artigiano nazional-popolare s’accoppiano alla banalità trita di testi alla melassa spesso contigue a certe sceneggiate guappesche che adesso, incrociate agli andamenti del rap e della trap, lasciano perplessi o stupiscono, o fanno sorridere.
Tale svolta stilistica era già stata preannunciata dalla collaborazione dell’anno scorso con Gué Pequeno, ma quello che sembrava un episodio a sé, qui diventa una piccola rivoluzione. Certo l’azzardo è notevole: perdere gli affezionati tradizionalisti senza conquistare il pubblico degli hip-hoppers. L’ibridità è sempre un rischio, specie per personaggi con alle spalle una carriera così fortemente connotata come Gigi, ma l’impressione è che trattasi di mossa innescata da un sincero bisogno di non accontentarsi dell’acquisito, coraggiosa assai, e tutt’altro che strategica: l’unico inedito, Vint’anne fa, pare già il manifesto programmatico del nuovo corso d’alessiano.
Franz Coriasco