Quando una popstar pubblica un album di cover spesso lo fa per coprire il fatto che non ha di meglio da fare e da proporre. Nel caso di Giorgia però abbiamo a che fare con un’eccezione giacché, tanto per cominciare, risulta difficile che un’interprete del suo livello non trovi autori in grado di assemblarle un disco d’inediti di buona fattura.
In realtà è più facile pensare che il ritorno della cantante romana sia un’operazione meno banale: innanzi tutto una sorta di Bignami dove ha messo insieme con la consueta classe interpretativa una quindicina di brani che hanno accompagnato la sua storia e la sua avventura professionale; c’è il duetto con Ramazzotti in Una storia importante, c’è l’indimenticabile Whitney di I will always love you, c’è il Mango di Lei Verrà e un altro paio di duetti di gran classe (con Elisa e Tiziano Ferro), c’è il Vasco e il Jovanotti che apre con Le tasche piene di sassi, c’è Donna Summer e gli Eurithmics di Sweet Dreams. Soprattutto questo disco segna un confine tra la Giorgia d’inizio decennio e quella che sarà col prossimo album d’inediti (prima però arriverà un secondo volume di cover).
In qualche modo è l’inizio della chiusura di un ciclo che al contempo la riporta alle sue origini, quelle da giovanissima cantante che si faceva le ossa nei locali della Capitale; i suoi discografici lo imploravano da tempo un album siffatto, e lei li ha accontentati, ma bisogna aggiungere che con il produttore Michele Canova ha lavorato di fino, vestendo a nuovo questi piccoli classici del pop nostrano e internazionale, a volte lanciandosi in esperimenti quasi fuori contesto.
Ma la voce è sempre emozionante e questo è un disco più che piacevole per gli amanti del genere: e ci dice che alla vigilia dei 25 anni di carriera, la signora Todrani è ancora una cantante coi controfiocchi.
Franz Coriasco