Per molti è l’erede più credibile di Madonna e Lady Gaga. Ma senza le ostentazioni e le provocazioni delle suddette. E’ comunque un tipico prodotto del pop di massa la signora Perry, trentaduenne da cento milioni di followers su Twitter e diciotto miliardi di streaming.
Il suo nuovo album, appena pubblicato, si intitola Witness e sta andando forte, ma non fortissimo a livello di vendite, a dispetto delle attese: “Sono una raccontatrice di storie – ha dichiarato all’uscita - e molta gente vuole essere vista, ascoltata; molti però non vengono né visti né ascoltati anche se stanno urlando. La gente non parla e il mio desiderio è quello di dare voce alla gente”.
Il lavoro – il quinto della sua discografia – è stato confezionato da ben sette produttori e col contributo di alcuni ospiti come l’emergente collega Sia e i rappers Migos. Lei stessa, preannunciandolo lo ha definito “divertente, dance, oscuro e luminoso”. Un album costruito con l’ambizione di risultare anche vagamente socio-politico, ma che risulta assai più credibile e funzionale come tipico prodotto da supermercato. Non solo: all’ascolto rivela un impatto inferiore ai dischi precedenti; pur di gradevole ascolto le nuove canzoni hanno infatti meno presa e, a parte qualcuna, sembrano più esercizi routinari che frutto di passione e ispirazione. Ma tutto questo ai mercati e allo zoccolone durissimo dei fan importerà relativamente poco. Perché attualmente la signora è una macchina da soldi implacabile, e il music-business sta spremendo ed esportando al meglio le suggestioni pop della postar californiana. Basti dire che per vederla in azione su un palco italiano dovremo aspettare un anno: appuntamento già fissato a Bologna per il 18 giugno 2018. Fino ad allora il suo carnet planetario è stracolmo.
(Franz Coriasco)