Ennesimo capolavoro di uno dei mostri sacri del pianismo novecentesco e contemporaneo. Ma questo ha un sapore diverso – struggente direi – visto che arriva sui mercati poco dopo lo shock dell’annuncio di Keith della sua definitiva rinuncia ai concerti dovuta alle conseguenze di due ictus.
Quasi un’ora e mezza di Musica nel senso più profondo e magico del termine – potremmo chiamarla neo-classica se ogni etichetta parrebbe una gabbia insopportabile per un talento eclettico come il suo -, di una limpidezza tale dal legittimare in pieno la splendida fotografia di copertina.
Registrato dal vivo, con i sospiri e gli spasmi espressivi del Nostro tenuti volutamente in evidenza, così simili a quelli di un fuoriclasse sotto sforzo – i quattrodici frammenti odorano di blues e romanticismi ottocenteschi, di sincopati jazz ed echi world. L’estro di Jarrett parla ed emoziona, non scade mai nel virtuosismo fine a se stesso o nell’accademia compiaciuta, ma è difficile esprimerlo a parole, così come non si può esprimere il dolore che a lui – e a noi tutti – ha procurato l’annuncio di questa rinuncia, anche se è facile prevedere che altre incisioni inedite arriveranno sui mercati per continuare a nutrirci della sua arte.
Franz Coriasco