UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA: “Terra” (Cara Catastrofe)

  Il ferrarese Vasco Brondi è ormai da qualche anno una delle più belle realtà del post-cantautorato italico: quella progenie di nuove voci d’autore che pur legate e ispirate dai maestri storici di quest’ambito, sanno rileggerne le lezioni con personalità. Dieci brani per un totale di soli 36 minuti. Canzoni brevi dunque, ma intense e […]
13 Marzo 2017

 

Il ferrarese Vasco Brondi è ormai da qualche anno una delle più belle realtà del post-cantautorato italico: quella progenie di nuove voci d’autore che pur legate e ispirate dai maestri storici di quest’ambito, sanno rileggerne le lezioni con personalità.

Dieci brani per un totale di soli 36 minuti. Canzoni brevi dunque, ma intense e appassionate, a volte come in A forma di fulmine quasi in forma di filastrocca hip-hop in un grande crescendo emozionale.

“Le Luci della Centrale Elettrica” (un nome in verità più da band che da solista quale in realtà è) sono una delle perle più pure della scena italica contemporanea, e questo quinto album dell’altro Vasco, lo dimostra perfettamente, con queste queste nuove canzoni sempre in bilico tra intimismo e richiami al sociale. Un disco più complesso e più pensato rispetto al precedente. Un disco per sua stessa ammissione in qualche modo “etnico”, non tanto nel senso stilistico, ma piuttosto rappresentativo dell’essenza multiforme dell’Italia attuale: un melting pot dove convive di tutto, cantautorato classico e tamburi africani, echi balcanici ed elettronica. Una sorta, per usare ancora parole sue, di “colonna sonora del nostro presente”.

A rendere più gustoso il tutto anche una sorta di diario autografo di lavorazione e di commento alla genesi dei vari brani intitolato La grandiosa autostrada dei ripensamenti.

(Franz Coriasco)